Il Centre Pompidou, uno dei simboli culturali più iconici della capitale francese, chiuderà le sue porte al pubblico per cinque anni a partire dal 1° ottobre 2025. La decisione, annunciata dal Ministero della Cultura, è legata a un vasto progetto di restauro e ammodernamento dell’edificio, che non aveva mai subito interventi strutturali dalla sua inaugurazione nel 1977. Il complesso, progettato dagli architetti Renzo Piano e Richard Rogers, è noto per la sua architettura industriale e per ospitare il Musée National d’Art Moderne, la più grande collezione europea di arte contemporanea. I lavori, dal costo stimato di 260 milioni di euro, riguarderanno la rimozione dell’amianto, il rifacimento degli impianti, il miglioramento dell’accessibilità e la riqualificazione energetica. “È un intervento necessario per garantire la sicurezza dei visitatori e la conservazione delle opere,” ha dichiarato Laurent Le Bon, presidente del Centre Pompidou. Durante la chiusura, le collezioni saranno parzialmente trasferite in sedi temporanee, tra cui il Louvre, il Grand Palais e spazi espositivi in altre città francesi. La chiusura ha suscitato reazioni contrastanti. Se da un lato molti esperti ne riconoscono l’urgenza, dall’altro artisti e curatori temono un vuoto culturale nel cuore di Parigi. “Cinque anni sono un’eternità per l’arte contemporanea,” ha commentato l’artista franco-marocchina Yto Barrada, “ma speriamo che il Pompidou torni più vivo che mai.” Il restauro sarà anche l’occasione per ripensare il ruolo del museo nel XXI secolo, con nuovi spazi dedicati alla creazione digitale, all’intelligenza artificiale e all’arte ecologica. Il Centre Pompidou, che ha accolto oltre 100 milioni di visitatori in quasi cinquant’anni, si prepara a una metamorfosi profonda. E mentre le sue tubature colorate si spengono temporaneamente, l’arte parigina cerca nuovi luoghi dove respirare.
