Nel panorama della trasformazione digitale italiana, l’intelligenza artificiale e la data governance non sono più elementi accessori, ma pilastri su cui costruire una pubblica amministrazione moderna, efficiente e davvero al servizio del cittadino. Il FORUM PA 2025 ha messo in evidenza, con contributi autorevoli, che l’integrazione tra queste due leve è non solo auspicabile, ma ormai imprescindibile.
Il nuovo Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2025-2027 segna una svolta concreta: per la prima volta dedica un intero capitolo – il quinto – all’intelligenza artificiale. Obiettivi chiari: 150 progetti entro il 2025, 400 nel 2026, con centinaia di acquisizioni di servizi IA. Ma per rendere operativi questi numeri serve un prerequisito: dati di qualità, accessibili, interoperabili.
Non bastano quindi piattaforme e algoritmi. Come ha evidenziato Fabrizio Pierleoni del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, “la qualità del dato è un prerequisito fondamentale”. Senza standard comuni, strumenti adeguati e un impianto normativo saldo, l’IA rischia di diventare solo un’etichetta alla moda.
Ma il vero nodo è culturale. Antonio Maria Tambato(AgID) ha puntato il dito sulla “gelosia del dato” e sulla visione burocratica che ancora domina in molte amministrazioni. Non si tratta solo di archiviare: i dati vanno selezionati, resi fruibili, trasformati in valore pubblico.
Esperienze virtuose, come quelle dell’INAIL o della Regione Emilia-Romagna, dimostrano che il cambiamento è possibile: cataloghi dei dataset, progetti di IA per la mobilità o per la sanità, percorsi di formazione interna e data governance condivisa. Ma tutto questo deve diventare la regola, non l’eccezione.
Il partenariato pubblico-privato, in questo scenario, assume un ruolo chiave. Non come semplice fornitore, ma come co-protagonista dell’innovazione. Lo ha detto con chiarezza Valerio Morfino (DXC Technology): “Solo con una sinergia reale tra pubblico e privato si possono trasformare i dati in servizi concreti per i cittadini”.
Infine, una PA più veloce e meno burocratica è condizione necessaria per stare al passo con una tecnologia in continuo mutamento. Occorre investire su giovani, competenze digitali e cybersecurity. Perché, come ha affermato Andrea Rangone del Politecnico di Milano, “l’IA è una discontinuità storica, un’occasione che l’Italia non può permettersi di perdere”. La posta in gioco è chiara: costruire una PA data-driven, capace di guidare il cambiamento, non di inseguirlo.