La guerra entra in una nuova fase di brutalità e pressioni diplomatiche. Ieri nel Donbas un ordigno russo ha centrato civili in coda per la pensione a Yarova, nella regione di Donetsk: secondo le autorità locali le vittime sono salite a 23, con 18 feriti di cui tre in condizioni critiche. Volodymyr Zelensky ha definito l’attacco “puro terrorismo”, chiedendo una risposta “forte e immediata” dagli Stati Uniti, dall’Europa e dal G20.
Sul fronte opposto, nella notte Kiev ha rivendicato un attacco con droni nell’area di Sochi, proprio mentre Vladimir Putin si trovava in città per impegni di lavoro e collegamenti al vertice Brics. Un uomo è morto per i detriti di un drone abbattuto; danneggiati anche edifici residenziali. Mosca accusa l’Ucraina di altre incursioni nella regione occupata di Donetsk, con due vittime e sedici feriti tra Donetsk, Makiivka e Yenakiievo.
Parallelamente la portavoce russa Maria Zakharova ha definito “mostruoso neonazismo” il piano della Lettonia di espellere centinaia di cittadini russi. Intanto, sul campo ucraino, il conto delle vittime civili cresce e con esso la pressione perché il fronte occidentale traduca le parole in azioni: sanzioni più efficaci, sistemi di difesa aerea, fondi e industria bellica coordinati. È l’unica strada, sostiene Kiev, per impedire nuove Yarova.
Sanzioni, il pressing congiunto
All’indomani del massiccio attacco russo contro Kiev, Donald Trump ha minacciato nuove sanzioni “capaci di far crollare” l’economia russa e ha annunciato colloqui con Putin “nei prossimi giorni”, pur dicendosi fiducioso che “un accordo si troverà”. Il Cremlino ha risposto per bocca di Dmitri Peskov: “Quattro anni di misure senza precedenti non hanno avuto effetto, non cambieremo posizione”.
Eppure i segnali di fragilità non mancano: il rublo è scivolato ai minimi dal 30 luglio, mentre il petrolio è salito. Nella serata di ieri funzionari statunitensi ed europei si sono riuniti al Dipartimento del Tesoro a Washington per discutere un pacchetto coordinato: nuove sanzioni, dazi sul greggio russo, gestione dei beni sovrani congelati e misure “secondarie” verso Paesi che continuano ad acquistare energia da Mosca.
Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha promesso una risposta in tandem con gli Usa; l’inviato Ue David O’Sullivan è a Washington per affinare il 19° pacchetto. Ma l’energia resta un nodo: Ungheria e Slovacchia dipendono ancora da petrolio e gas russi, mentre da parte americana si sollecita l’Europa a sostituire le forniture con GNL e altri combustibili statunitensi.
Armi e difesa aerea
Sul terreno, l’intensità degli attacchi russi continua. Kiev denuncia il lancio di oltre cento UAV in 24 ore e teme, secondo analisi riportate dalla stampa economica, una carenza di sistemi di difesa aerea per il rallentamento delle spedizioni Usa.
In risposta, la Germania si prepara ad acquistare 300 missili Patriot dagli Stati Uniti (operazione da circa 1,5 miliardi, con un cofinanziamento norvegese), a rafforzare la flotta di droni Heron e ad allestire unità mobili di pronto soccorso. Oggi pomeriggio, alle 15.15, è prevista online la riunione del Gruppo di contatto (“Formato Ramstein”) con la partecipazione di John Healey, Boris Pistorius, Mark Rutte e del ministro ucraino Denys Shmyhal.
Politica e narrazioni
Negli Stati Uniti la Casa Bianca ha diffuso una dura nota contro la gestione dell’ordine pubblico nelle città guidate dai Democratici, prendendo spunto dall’omicidio di una rifugiata ucraina a Charlotte. Il messaggio, dai toni incendiari, intreccia sicurezza interna e politica estera, alimentando il dibattito in vista delle prossime mosse su Kiev. In Europa, l’Alta Rappresentante Kaja Kallas ha ribadito al Parlamento Ue che “la Russia non può vincere questa guerra” e che l’Unione continuerà ad addestrare e sostenere le forze ucraine, anche potenziando la produzione militare congiunta. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz avverte: il “piano imperialista” di Putin non si fermerebbe all’Ucraina.
Allargamento e dossier regionali
Sul versante politico-istituzionale, la Commissione europea e l’Eurocamera sollecitano il Consiglio ad aprire senza indugio i negoziati di adesione con l’Ucraina, pur chiedendo a Kiev ulteriori passi su Stato di diritto, giustizia e anticorruzione. In plenaria è passata una risoluzione con 418 voti favorevoli che lega l’adesione non solo alla ricostruzione ma anche alla sicurezza del continente.
Parallelamente, Bruxelles celebra i progressi della Moldova: Roberta Metsola ha salutato l’apertura dei negoziati, mentre la presidente Maia Sandu ha ricordato che “siamo in pace perché l’Ucraina resiste” e che le elezioni del 28 settembre saranno decisive contro le ingerenze russe. Sul fronte delle relazioni asiatiche, Xi Jinping ha inviato a Kim Jong-un un messaggio per rafforzare la cooperazione strategica e il coordinamento su dossier regionali e globali, in un contesto segnato dall’avvicinamento fra Pyongyang e Mosca.