È tensione diplomatica tra Stati Uniti e Corea del Sud dopo il blitz condotto dall’Immigration and Customs Enforcement (ICE) in uno stabilimento Hyundai-LG in costruzione a Bryan County, Georgia. L’operazione, avvenuta il 4 settembre, ha portato all’arresto di circa 450 lavoratori, tra cui oltre 300 cittadini sudcoreani, accusati di essere privi di documentazione regolare. Il governo di Seul ha reagito con fermezza, definendo l’azione “una violazione ingiusta dei diritti dei nostri cittadini e investitori”. In una nota ufficiale, il ministero degli Esteri ha espresso “profonda preoccupazione e rammarico”, sottolineando come “le attività economiche legittime non dovrebbero essere messe a rischio da un’applicazione eccessiva della legge”. Il sito coinvolto è parte di un maxi-progetto da 4,3 miliardi di dollari per la produzione di batterie per veicoli elettrici, frutto della joint venture tra Hyundai Motor Group e LG Energy Solution. L’impianto rappresenta uno dei principali investimenti sudcoreani negli Stati Uniti, in linea con l’impegno di Seul a destinare oltre 350 miliardi di dollari per evitare dazi commerciali imposti dall’amministrazione Trump. Le aziende coinvolte hanno mantenuto un profilo cauto. Hyundai non ha rilasciato commenti, mentre LG ha dichiarato di “monitorare attentamente la situazione” e di collaborare con le autorità per garantire la sicurezza dei propri dipendenti. Il raid, condotto nell’ambito di un’indagine sull’immigrazione irregolare, ha sollevato interrogativi sulla gestione dei flussi di manodopera straniera nei grandi cantieri industriali. Seul ha già inviato personale diplomatico sul posto e richiesto chiarimenti all’ambasciata statunitense. In un momento in cui Washington e Seul cercano di rafforzare la cooperazione economica e strategica, l’incidente rischia di incrinare la fiducia tra due alleati storici.
Seul accusa Washington: “Violazione ingiusta” dopo il raid ICE nello stabilimento Hyundai in Georgia
