Si chiama “sindrome T9”, cioè il correttore automatico che si sostituisce meccanicamente alle nostre dita, e che ormai giustifica ogni cambio di idea, ogni volo pindarico, ogni schizofrenia, ogni scissione tra ciò che si dice e ciò che si fa.
Poi, addirittura ci sono i sostenitori della separazione tra morale personale e condotta professione-pubblica, i quali arrivano perfino ad esaltare tale scissione, diventando i peggiori o i migliori difensori d’ufficio delle varie scivolate a 360 gradi. Evidentemente in ogni critica c’è un’autobiografia.
Evidentemente il Palazzo mediatico, politico, giudiziario, economico, è popolato di ciarlieri che come le comari di paese, “pettegolano” sull’universo mondo. Una maldicenza diffusa e compulsiva che si trasforma in ipocrisia esterna quando gli stessi esponenti istituzionali o i potenti di turno, devono relazionarsi con gli altri. Seguendo la forma, la prassi.
E la coerenza? E il collegamento tra i nostri pensieri e le nostre azioni? Roba utopistica da Ottocento?
Una regola, la giustificazione-modello T9, che vale sempre per tutti, meno che per gli avversari scomodi. Funziona, infatti, a correnti alterne.
Vale, ad esempio, per il pm Palamara, quando dice di sé, con un tweet, che quanto riportato nelle sue intercettazioni (le pressioni per distruggere, colpire Salvini “anche se ha ragione”), non corrisponde al suo pensiero.
Ma non valeva per Berlusconi, quando la sua vita privata è stata al centro di inchieste che ne hanno delegittimato l’azione politica, scomodando l’inconscio (il teorema “non poteva non sapere”).
E vale per Luca Parmitano. La sua vicenda è quanto meno singolare. L’astronauta era a conoscenza del Corona virus già da novembre, ben prima che la pandemia venisse resa nota. Lo ha detto in tv, ma con un post su Facebook ha spiegato in seguito che si è trattato di un “errore” e di un “lapsus”, strumentalizzato ad arte (dai complottisti cattivi). Ma c’è un dettaglio che mette in dubbio questa frettolosa rettifica: perché quel lapsus l’ha ripetuto due volte in due trasmissioni diverse?
Ripartiamo dai fatti. Il 25 aprile Parmitano, intervistato dalla trasmissione di Rai1-Petrolio aveva affermato: “A bordo abbiamo un collegamento quotidiano con le realtà terrestri; abbiamo anche accesso alla rete Internet; possiamo comunicare con i centri di controllo e già da novembre avevamo iniziato a seguire i primi contagi, inizialmente soltanto nei paesi asiatici, poi al mio rientro i primi contagi in Europa”.
E, come ha riportato Difesa Online, avrebbe ripetuto il concetto anche il 9 maggio, durante TG2-Storie: “Sulla stazione abbiamo seguito quello che stava succedendo sulla Terra: anche prima del mio rientro già da novembre eravamo al corrente di questo probabile contagio pandemico e soprattutto la gravità che si andava allargando a macchia d’occhio proprio in Europa poco prima del mio rientro”.
Un chiaro “doppio lapsus”. Che evidentemente avrebbe coinvolto chi doveva informare gli italiani e si sarebbe tenuto l’informazione per sé; chi aveva a suo tempo e ha oggi la delega ai servizi. Ma questo non ci interessa, anche se sarebbe stato (in caso di risposta affermativa), molto grave.
E ora, passiamo alla smentita dell’astronauta: “È stato portato alla mia attenzione un errore da me commesso durante un’intervista rilasciata a una trasmissione televisiva. Nell’episodio in questione, parlando delle precauzioni prese durante il rientro dalla Stazione Spaziale Internazionale, ho erroneamente affermato che, come equipaggio, fossimo al corrente dell’inizio del contagio pandemico già a novembre. Errare è umano, e mi spiace molto vedere che in questo caso il mio lapsus sia stato strumentalizzato”.
Un dietrofront senza spiegazione. Per carità, in tempi di T9, tutto può accadere, anche l’ennesima amnesia, l’ennesima confusione mentale, tra pensieri e comportamenti, ma una domanda resta da fare: c’è qualcuno che ha fatto cambiare idea a Parmitano? Sapremo mai la verità? Purtroppo non la sapremo mai: come i lati oscuri della pandemia, i tanti misteri che l’hanno accompagnata (il valore effettivo delle mascherine, la provenienza reale del virus, l’affidabilità del vaccino, dell’incombente app Immuni, il contagio per aria, acqua e animali, la correlazione tra le morti degli anziani e il vaccino antinfluenzale), e come i momenti più bui della nostra storia repubblicana (lo stragismo, il patto Stato-mafia, il rapimento Moro, Enrico Mattei e tanto altro). (Lo_Speciale)