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La riscossa delle coscienze: dall’ambiente alle guerre, un grido dal basso per giustizia e valori

giovedì, 28 Agosto 2025
2 minuti di lettura

Viviamo un tempo segnato da crisi globali che intrecciano ambiente, politica e valori morali. I segnali di disumanizzazione sono sempre più evidenti e richiedono una risposta che parta dalle coscienze individuali e collettive.

Il recente fallimento dei negoziati di Ginevra sulla regolamentazione della plastica, passato quasi sotto silenzio, non è solo una questione ambientale. È il simbolo di un mondo in balia di lobby e interessi che antepongono il profitto alla vita. Oggi si producono oltre 460 milioni di tonnellate di plastica all’anno, con un incremento previsto del 70% entro il 2040. Gran parte finisce negli ecosistemi, contaminando mari e terre e raggiungendo persino i fluidi più sensibili per la conservazione della specie, come lo sperma e il liquido follicolare.

La scienza documenta sempre più gli effetti tossici su organi e funzioni vitali. È la minaccia di una “plasticemia”: una pandemia silenziosa che compromette salute e biodiversità.

A questa deriva si somma l’impatto devastante delle guerre. In Ucraina e nella Striscia di Gaza la distruzione non riguarda solo vite umane: falde inquinate, macerie tossiche, foreste rase al suolo, tonnellate di rifiuti bellici segneranno i territori per decenni. Questi conflitti rappresentano un attacco alla capacità stessa della Terra di rigenerarsi e un fallimento della politica internazionale incapace di imporre regole e tutelare il diritto alla vita.

Il conflitto israelo-palestinese è l’emblema di questa crisi di valori. Violazioni quotidiane del diritto internazionale, insediamenti che cancellano la prospettiva di uno Stato palestinese, un’inerzia colpevole dei governi occidentali che si limitano a dichiarazioni di condanna troppo timide. Il tutto aggravato da tendenze politiche che, come il “trumpismo”, alimentano un clima di regressione culturale, ambientale e democratica.

Eppure, dal basso arrivano segnali di riscossa. La società civile si mobilita: in Israele oltre un milione di persone hanno chiesto la fine dei bombardamenti; rabbini e intellettuali come Grossman denunciano apertamente il genocidio; in Italia comuni, associazioni e università prendono posizione contro le politiche israeliane e a sostegno dei diritti palestinesi. Gli studenti di Pisa, le veglie della Chiesa, la lettura dei nomi dei bambini uccisi a Gaza o la maratona di preghiera a Marzabotto con il Cardinale Zuppi sono gesti che danno voce a una coscienza collettiva che non accetta l’inerzia della politica.

Queste mobilitazioni, insieme a campagne come la Rete BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), mostrano come cittadini, comunità locali e istituzioni di base possano incidere contro l’ingiustizia globale. Sono segni di speranza, di un risveglio etico che richiama governi e istituzioni alle proprie responsabilità.

La posta in gioco non riguarda solo l’ambiente o un conflitto regionale: è la sopravvivenza dei valori fondamentali della civiltà. Il silenzio o la complicità delle élite minano la fiducia dei cittadini e alimentano un solco sempre più profondo tra potere e società. Ma è proprio in questa frattura che può nascere un cambiamento: dalla mobilitazione diffusa, dall’impegno di chi rifiuta l’indifferenza e sceglie la solidarietà.

La difesa della vita e dei diritti umani non può essere lasciata solo a governi e istituzioni internazionali. È compito delle comunità, delle associazioni, dei singoli cittadini farsi portatori di giustizia e cura del pianeta. La responsabilità è condivisa: ogni gesto quotidiano, ogni scelta consapevole, ogni atto di dissenso contro l’ingiustizia contribuisce a invertire la rotta.

Oggi la salvezza del mondo dipende dalla capacità di riscoprire i valori fondanti della convivenza: solidarietà, rispetto, pace, tutela della biodiversità. È il momento di riaffermare che il vero progresso non coincide con lo sfruttamento senza limiti, ma con la difesa della vita in tutte le sue forme. La società civile, dal basso, può e deve essere il motore di questo cambiamento radicale.

La civiltà si difende con l’impegno di tutti. Tocca a noi, alle nostre coscienze, alle nostre comunità, accendere la speranza e trasformarla in azione.

Luigi Montano

Luigi Montano

UroAndrologo ospedaliero, responsabile del primo Servizio Pubblico in Italia di Medicina dello Stile di Vita in UroAndrologia dell’ASL Salerno, esperto in Patologia Ambientale, fondatore e Past President della Società Italiana della Riproduzione Umana (www.siru.it), ideatore del Progetto di Ricerca EcoFoodFertility (www.ecofoodfertility.it)

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