Il conflitto in Medio Oriente sembra avviarsi verso una ennesima fase di escalation. Da un lato il premier israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce che “non ci sarà tregua” e che l’offensiva contro Hamas continuerà fino a “una vittoria totale”. Ma mentre il governo rilancia l’offensiva, la società israeliana continua a dividersi.
Circa 350mila persone hanno invaso le strade di Tel Aviv, bloccando autostrade e circondando gli edifici governativi. Le manifestazioni, tra le più imponenti degli ultimi mesi, denunciano la gestione della guerra e chiedono il ritorno degli ostaggi. Da parte sua il presidente Donald Trump ha convocato ieri una “grande riunione” alla Casa Bianca per definire un piano sul futuro di Gaza.
L’annuncio è arrivato dall’inviato speciale in Medio Oriente, Steve Witkoff, che a Fox News ha parlato di un incontro “importante, presieduto dal presidente, per elaborare un piano completo per il day after”. Trump, già a febbraio, aveva proposto la trasformazione della Striscia in una sorta di “Riviera del Medio Oriente”, dopo uno spostamento forzato della popolazione verso Egitto e Giordania.
Un’idea accolta con favore dalla destra israeliana ma respinta da gran parte della comunità internazionale, che l’ha bollata come “pulizia etnica”. Secondo indiscrezioni, il piano israeliano approvato ad agosto dal gabinetto di sicurezza – che prevede una futura “amministrazione civile non israeliana” a Gaza – potrebbe intrecciarsi con il progetto americano.
Resta però il nodo politico: la maggioranza dei Paesi arabi e le Nazioni Unite non intendono legittimare alcuno scenario che comporti lo spostamento forzato dei palestinesi.
Le accuse all’Onu
All’Onu, l’ambasciatore israeliano Danny Danon ha ribadito che l’obiettivo dello Stato ebraico “non è colpire i giornalisti ma eliminare Hamas”, commentando l’uccisione di reporter nell’attacco all’ospedale Nasser.

“Si tratta di tragedie che avvengono in guerra – ha detto – ma la nostra lotta è contro il terrorismo, non contro chi informa”. Danon, affiancato da ex ostaggi di Hamas, ha chiesto che il movimento islamista venga inserito nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, sottolineando che il gruppo usa “stupro, tortura e rapimenti come strumenti di guerra”.
Durissimo il quadro presentato dal Palazzo di Vetro. Joyce Msuya, vicesegretaria generale per gli affari umanitari, ha lanciato l’allarme: “Oltre mezzo milione di persone soffrono già la fame a Gaza e entro settembre potrebbero diventare 640mila. Almeno 132mila bambini sotto i cinque anni rischiano la malnutrizione acuta”. La carestia, ha spiegato, “non è frutto di un disastro naturale, ma di 22 mesi di guerra e restrizioni agli aiuti”.
Assalto a Gaza City
Sul terreno, le Forze di Difesa israeliane hanno annunciato la creazione di un nuovo battaglione del genio militare, il 607esimo “Mapatz”, destinato a operare a Jabalia. L’esercito ha inoltre confermato che le truppe di terra stanno consolidando le posizioni alla periferia di Gaza City, dove si prepara un’operazione su larga scala.

Il portavoce militare Avichay Adraee ha dichiarato che “l’evacuazione della città è inevitabile” e ha promesso “aiuti generosi” a chi si trasferirà a sud. Nel frattempo, un raid mirato ha ucciso Mahmoud al-Asoud, comandante dell’apparato di sicurezza di Hamas a ovest di Gaza. Secondo fonti palestinesi, gli attacchi aerei israeliani avrebbero causato almeno 21 morti nelle ultime 24 ore.
Cisgiordania
Non solo Gaza. In Cisgiordania, Israele ha sequestrato circa 400mila euro in un’operazione a Ramallah contro fondi ritenuti destinati a finanziare Hamas. L’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha denunciato che dal 2023 a oggi quasi mille palestinesi sono stati uccisi tra Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Sul fronte diplomatico, il presidente francese Emmanuel Macron ha inviato una lettera dura a Netanyahu, avvertendo che il piano di rioccupazione e sfollamento forzato “non porterà alla vittoria ma all’isolamento internazionale di Israele” e rischia di alimentare nuovo antisemitismo.
Siria Libano
La tensione resta alta anche oltre i confini. Ieri Israele ha bombardato obiettivi militari vicino a Damasco, uccidendo almeno tre soldati siriani secondo fonti locali, sei secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Tel Aviv ha inoltre annunciato di aver intercettato un missile proveniente dallo Yemen, lanciato dagli Houthi. In Libano, l’inviato Usa Tom Barrack ha interrotto la sua visita dopo proteste ostili nel sud del Paese, dove i manifestanti hanno accusato Washington di voler disarmare Hezbollah.