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PAPA LEONE XIV

Medioriente, il Papa: “Porre fine a un conflitto che ha causato distruzione”

All’Udienza Generale Leone XIV richiama le parti coinvolte alla pace e al tema della catechesi: “Gesù Cristo nostra speranza”
giovedì, 28 Agosto 2025
2 minuti di lettura

«Occorre porre fine a un conflitto che ha già causato tanta distruzione». Con queste parole Papa Leone XIV ha richiamato l’attenzione della comunità internazionale e delle parti coinvolte nel conflitto in Medio Oriente, durante l’Udienza Generale svoltasi questa mattina in Aula Paolo VI. Il Pontefice ha chiesto un impegno concreto per far cessare le violenze e avviare un percorso di pace, invitando a non restare indifferenti davanti a una situazione che continua a generare vittime e sofferenze.

L’Udienza Generale in Aula Paolo VI

L’incontro si è svolto alle 10.00, con la presenza di fedeli e pellegrini giunti dall’Italia e da diversi Paesi del mondo. Dopo i saluti nelle varie lingue, Leone XIV ha rivolto l’appello per la Terra Santa, sottolineando che non si tratta di una crisi lontana, ma di una ferita che riguarda tutta l’umanità. L’Udienza si è conclusa con la recita del Padre Nostro e con la Benedizione Apostolica, seguite dal saluto ai gruppi che non avevano trovato posto in Aula e che si erano radunati nel cortile del Petriano e nella Basilica Vaticana.

Il tema della catechesi: la consegna

In precedenza, il Papa aveva proseguito il ciclo di catechesi dedicato all’Anno Giubilare 2025, intitolato “Gesù Cristo nostra speranza”. Il tema della giornata è stato “La consegna. Chi cercate?”, tratto dal Vangelo di Giovanni. Leone XIV ha ricordato la scena dell’arresto di Gesù nell’orto degli Ulivi, descrivendolo come un uomo libero che affronta la propria ora senza fuggire. «Gesù sa quello che sta per accadergli, eppure si fa avanti e si consegna, non per debolezza ma per amore» ha spiegato il Pontefice.

L’“Io sono” come rivelazione

Il Papa ha sottolineato come la risposta di Gesù «sono io» richiami il nome stesso di Dio nella Bibbia. Un passaggio che rivela la presenza divina nei momenti di paura e ingiustizia. Leone XIV ha spiegato che la speranza cristiana non consiste nell’illusione di evitare la sofferenza, ma nella decisione di attraversarla con fede. È l’atteggiamento di chi, come Gesù, non chiede di essere liberato dalla prova, ma di trovare la forza per perseverare nell’amore.

L’amore che libera

Un altro versetto ricordato dal Pontefice è «Se cercate me, lasciate che questi se ne vadano», segno della volontà di Gesù di salvaguardare i discepoli anche a costo della propria libertà. Leone XIV ha interpretato questo gesto come un atto d’amore totale, vissuto nella convinzione che donare la vita non sia un fallimento ma un seme di speranza. Ha usato l’immagine del chicco di grano, che cadendo a terra muore e produce frutto, per spiegare come il sacrificio possa generare nuova vita.

La speranza nel dolore

Il Papa non ha nascosto che anche Gesù provò turbamento davanti alla prospettiva della morte. Tuttavia, ha spiegato che la speranza nasce dal credere che anche nelle sofferenze più ingiuste sia custodito il germe di una vita nuova. «Solo ciò che si dona fiorisce» ha ribadito Leone XIV, indicando nell’amore gratuito la via per restituire fiducia anche quando sembra tutto perduto.

Il giovane che fugge e quello che annuncia

Richiamando il Vangelo di Marco, Leone XIV ha ricordato il giovane che fugge nudo al momento dell’arresto di Gesù, simbolo delle fragilità umane. Ma ha ricordato anche il giovane che, nel racconto della risurrezione, annuncia alle donne la vittoria sulla morte, vestito di bianco. Per il Papa, questo passaggio mostra come Dio non si stanchi di perdonare e di ridare coraggio a chi si sente smarrito.

Consegnarsi al bene del Padre

Concludendo la catechesi, Leone XIV ha invitato i fedeli a lasciarsi guidare dalla volontà del Padre. «Nella vita non serve avere tutto sotto controllo. Basta scegliere ogni giorno di amare con libertà» ha affermato. Un richiamo che lega il messaggio spirituale al contesto attuale, dove la scelta dell’amore diventa anche appello concreto alla pace, soprattutto in quelle regioni del mondo segnate dalla guerra.

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