“Oggi il cratere sismico è il più grande cantiere d’Europa. Non si stanno ricostruendo solo case, scuole e chiese, ma la vita di un’intera comunità. Dopo troppi rinvii e false partenze, stiamo restituendo dignità e futuro a territori che non sono mai stati dimenticati”.
Nel nono anniversario del terremoto che, nella notte del 24 agosto 2016, devastò Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e decine di borghi tra Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria, ieri Giorgia Meloni ha affidato a una lettera al ‘Messaggero’ il messaggio di ricordo e impegno.
Meloni ha scelto toni solenni, legando la memoria delle 299 vittime alla responsabilità del presente: “Vogliamo ricordare chi non c’è più e stringerci ai familiari. Rinnoviamo il ringraziamento a soccorritori, vigili del fuoco, forze dell’ordine, volontari che, fin dalle prime ore, hanno scritto pagine straordinarie di solidarietà. L’Italia non dimenticherà mai il loro eroismo”.
Il Premier ha voluto sottolineare come il percorso della ricostruzione sia stato segnato da troppe attese: “Per anni si sono susseguiti rinvii, progetti mai decollati, false partenze. Noi abbiamo lavorato con determinazione e caparbietà per dare una svolta. Oggi, a nove anni da quella notte, i cantieri sono realtà e rappresentano il simbolo di un Paese che si rialza”.
La svolta politica
Meloni ha puntato il discorso sulla responsabilità politica: “Il cratere sismico, prima del terremoto, già affrontava problemi strutturali: lo spopolamento, la fragilità idrogeologica, l’assenza di prospettive per i giovani. La ricostruzione non può limitarsi a riparare i muri: significa ridare vitalità a comunità che rischiavano di scomparire. Per questo abbiamo voluto accelerare, non solo con i fondi e i progetti, ma con una visione che guardi al futuro”.
Il governo, ha rivendicato Palazzo Chigi, ha impresso “una decisa accelerazione” al processo, affiancando al lavoro del Commissario straordinario Guido Castelli il sostegno economico garantito dal Mef e le sinergie con Regioni e Comuni. L’obiettivo è ambizioso: completare entro il decennale del 2026 gran parte delle opere più attese, a partire dagli edifici simbolici come l’ospedale di Amatrice.
Meloni ha voluto dare una chiave politica all’anniversario: “Non ricostruiamo solo muri, ricostruiamo fiducia. Restituire speranza a queste comunità è una responsabilità dello Stato. E lo faremo fino in fondo”. Il Presidente del Consiglio sa che il tema della ricostruzione rappresenta anche una cartina di tornasole per il governo. Per questo ha voluto metterci la faccia, rivendicando i progressi e rilanciando l’impegno. “La ricostruzione non è solo un’opera fisica, ma un dovere morale verso chi ha perso tutto”.
Il dolore che non passa
Le commemorazioni di ieri hanno riportato alla mente il bilancio di quella notte: 237 vittime ad Amatrice, 51 ad Arquata, 11 ad Accumoli. Una tragedia che ha lasciato ferite profonde non solo nei territori colpiti, ma nell’intera coscienza nazionale. Lo hanno ricordato anche le più alte cariche dello Stato. Il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato di “dolore ancora vivo e dignità di chi ha saputo restare e ricostruire”.
Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana ha espresso vicinanza “a chi ha perso un proprio caro e a chi ancora oggi lotta per ripartire”.
Il Vicepremier Matteo Salvini ha dedicato un pensiero “alle 299 vite spezzate e alle comunità ferite”, mentre il Ministro per la Protezione civile Nello Musumeci ha sottolineato “l’impegno del governo Meloni, che in questi tre anni non ha mai smesso di accompagnare i cittadini danneggiati nella ricostruzione e nella prevenzione”.
Le voci dai territori
Dal Lazio il Governatore Francesco Rocca ha voluto rimarcare “l’impegno per l’ospedale di Amatrice, cuore pulsante di un territorio che deve tornare a vivere”.
L’Assessore alla Ricostruzione Manuela Rinaldi ha parlato di “lancette ferme alle 3.36, una ferita che obbliga le istituzioni a restituire un futuro ai borghi storici”.
Anche le associazioni hanno ricordato quelle ore. La Croce Rossa Italiana ha rievocato l’impegno immediato di volontari e operatori: “Dare sostegno, coraggio e speranza a migliaia di persone non fu facile, ma nessuno fu lasciato solo. Oggi il nostro impegno è tangibile: 13 strutture donate alla popolazione nelle aree colpite”.
I vigili del fuoco hanno ricordato i 215mila interventi compiuti nei mesi successivi: dalle ricerche tra le macerie alla messa in sicurezza, fino all’utilizzo dei droni per la prima volta in un’emergenza di tale portata. “Furono salvate 297 persone, ma 299 non ce la fecero”.
La politica e la prevenzione
L’anniversario è stato anche occasione per riflettere sul futuro. Pino Bicchielli, Presidente della Commissione parlamentare sul rischio sismico, ha ricordato che “quasi il 40% dei Comuni italiani si trova in aree a rischio. La prevenzione è la vera priorità nazionale. Ricostruire è un dovere, ma prevenire significa salvare vite e dare sicurezza ai territori”.
Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha parlato di un “impegno per restituire alle comunità il patrimonio artistico e identitario come simbolo di resilienza e rinascita”, mentre la Ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli ha ringraziato “volontari, forze dell’ordine e cittadini comuni che hanno dato tutto nei soccorsi e nella ricostruzione”.
“Nel giorno del ricordo serve anche un impegno di tutte le forze politiche per il risanamento della edilizia a rischio: vale per l’Abruzzo, per l’Irpinia e per tutte le zone sismiche” le parole di Gianfranco Rotondi, Presidente Dc.