A ottant’anni dalla resa del Giappone, la Cina si prepara a commemorare la fine della Seconda guerra mondiale con una parata militare di proporzioni imponenti, destinata a lasciare un segno non solo nella memoria storica, ma anche nella geopolitica contemporanea. Il 3 settembre, Piazza Tienanmen ospiterà migliaia di soldati, centinaia di mezzi corazzati e una flotta aerea che include jet da combattimento, bombardieri stealth e droni autonomi di ultima generazione. L’evento, supervisionato dal presidente Xi Jinping e alla presenza di leader internazionali come Vladimir Putin, sarà l’occasione per mostrare al mondo le nuove capacità belliche del Dragone. Tra le novità annunciate, spiccano sistemi missilistici ipersonici, tecnologie subacquee avanzate e unità specializzate in guerra informatica e difesa elettronica. Secondo Wu Zeke, vicedirettore dell’organizzazione della parata, “ogni equipaggiamento è da combattimento reale, già operativo e progettato per affrontare le guerre del futuro”. La celebrazione, ufficialmente dedicata alla vittoria contro il fascismo e all’impegno per la pace globale, assume però un chiaro significato strategico. In un contesto internazionale segnato da tensioni crescenti nel Pacifico e dalla competizione tecnologica tra superpotenze, Pechino intende ribadire la propria autonomia difensiva e il ruolo di forza stabilizzatrice. Non a caso, sfileranno anche le truppe impegnate in missioni ONU, a testimonianza dell’impegno cinese per la sicurezza collettiva. Dietro la retorica della memoria, la Cina proietta la sua potenza nel futuro. E lo fa con una parata che è al tempo stesso tributo, messaggio e monito.
