Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky torna a chiedere una linea dura contro Mosca. In un messaggio diffuso su Telegram, il Capo dello Stato ha accusato la Russia di “rifiutarsi di fermare le uccisioni” e di non dover ricevere “alcun premio o riconoscimento positivo”. “Questa non è solo una posizione morale, è una posizione razionale. Le concessioni non convincono un assassino. Ma una protezione davvero forte della vita ferma gli assassini”, ha scritto. Secondo Zelensky, “la Russia sta prolungando la guerra e quindi merita una maggiore pressione da parte del mondo”. Sul fronte diplomatico, l’Ambasciatore russo in Serbia, Aleksandr Bocan-Harcenko, ha definito le relazioni tra i due Paesi “in generale positive”, pur ammettendo “elementi preoccupanti” come la vicenda delle munizioni di fabbricazione serba finite alle forze ucraine. In un’intervista al quotidiano ʼPolitikaʼ, il diplomatico ha affermato che il Presidente serbo Aleksandar Vucic “ha immediatamente risolto” la questione, ribadendo di non voler sostenere che Belgrado abbia fornito direttamente armi a Kiev. Harcenko ha indicato come causa il problema degli “utenti finali” che, a insaputa dei produttori, avrebbero consegnato il materiale bellico all’Ucraina.
“Mosca vuole resa incondizionata”
Sul prossimo incontro del 15 agosto in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin, il Ministro per gli Affari europei Tommaso Foti ha ribadito, in un’intervista a ʼRepubblicaʼ, che “senza l’Ucraina al tavolo non si può fare una pace” e che a Mosca “pretendono una resa incondizionata da parte di Kiev, inaccettabile”. Foti ha sottolineato come l’Europa abbia “ribadito con forza il suo impegno per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina” e che “i leader europei devono essere coinvolti” nei negoziati. Nella stessa intervista, Foti ha espresso contrarietà all’ipotesi, ventilata dal gabinetto israeliano, di un’operazione di occupazione su larga scala della Striscia di Gaza. “Ci vedrebbe fermamente contrari e la respingiamo con forza — ha affermato —. Si verrebbe ad aggravare una situazione umanitaria già catastrofica, si metterebbero in pericolo gli ostaggi e vi sarebbe un rischio di esodo di massa della popolazione civile”. Il ministro ha quindi ribadito la richiesta di “un cessate il fuoco immediato e permanente” e la necessità che “Hamas rilasci gli ostaggi e smilitarizzi le sue truppe”.