Le banche italiane stanno progressivamente abbandonando le aree Interne del Paese, lasciando milioni di cittadini senza accesso diretto ai servizi finanziari essenziali.
Lo denuncia l’ultimo report del Centro Studi Uilca Orietta Guerra, che fotografa una tendenza ormai strutturale: nel 2024 sono stati chiusi 135 sportelli bancari nelle aree interne, a fronte di appena 34 nuove aperture.
A essere coinvolti sono oltre 13 milioni di italiani, pari al 22,6% della popolazione, distribuiti in 3.833 comuni, il 48,5% del totale nazionale.
Il fenomeno, secondo la Uilca, rischia di amplificare disuguaglianze territoriali già profonde e rendere ancora più difficile la vita di chi abita in zone dai grandi centri urbani. “La desertificazione bancaria non è un’iperbole, ma un’emergenza che ha risvolti economici e sociali molto concreti”, sottolinea Fulvio Furlan, Segretario generale della Uilca. “Non si tratta solo di chiudere sportelli poco redditizi, ma di privare intere comunità di un presidio di legalità, di inclusione e di assistenza economica”.
L’analisi della Uilca utilizza la classificazione della Strategia Nazionale per le Aree Interne (Snai), secondo cui un’area è definita “interna” se presenta una distanza significativa dai poli che offrono servizi essenziali (ospedali, scuole superiori, trasporti). In questi territori, dove la digitalizzazione è spesso più lenta e l’età media più alta, l’accesso fisico alla filiale bancaria resta ancora oggi un servizio fondamentale, nonostante la diffusione dell’online banking.
2 milioni di italiani senza alcun presidio bancario
“Nei Poli e nelle Cinture urbane le banche continuano a investire perché la presenza infrastrutturale garantisce domanda stabile. Ma nelle Aree Interne, dove l’accesso ai servizi è più difficile, gli sportelli scompaiono”, spiega Furlan. “Il paradosso è evidente: dove ce n’è più bisogno, le banche si ritirano”.
A rendere il quadro ancora più preoccupante è il numero crescente di comuni senza sportelli bancari: nel 2024 sono arrivati a 3.380, abitati da circa 4,6 milioni di persone. Di questi, 1.980 comuni sono localizzati nelle Aree Interne, e in 49 di essi nel 2023 esisteva ancora almeno uno sportello. Le chiusure dell’ultimo anno hanno dunque cancellato l’ultimo presidio in decine di comunità, lasciando nel vuoto oltre 2 milioni di persone, cioè il 46% degli abitanti dei municipi oggi totalmente sprovvisti di sportelli.
Per Uilca, questi numeri segnalano una frattura crescente nel tessuto nazionale. “Lo sportello bancario non è solo un luogo di operazioni, ma un riferimento per anziani, imprese locali, lavoratori e famiglie”, spiega Roberto Telatin, Responsabile del Centro Studi Uilca. “Senza, vengono meno anche fiducia, investimenti e capacità di pianificare. In territori già segnati da spopolamento e bassa natalità, la mancanza di una banca può rappresentare un punto di non ritorno”.
Conseguenze economiche e sociali
Il fenomeno si inserisce in un contesto già fragile. “Oggi in Italia cresce l’inflazione, ma non i salari, né la produzione industriale”, prosegue Telatin. “La politica monetaria della Bce appare inadeguata ad accompagnare una ripresa reale. È quindi indispensabile riportare i servizi bancari vicino alle persone, specialmente a chi si trova in una condizione di vulnerabilità economica o geografica”.
La chiusura degli sportelli ha infatti effetti diretti sulla vita quotidiana delle persone e delle imprese: limita l’accesso al credito, allontana gli investimenti, e rende più complicato l’avvio di nuove attività imprenditoriali in zone che avrebbero invece bisogno di supporto concreto per rigenerarsi.
Non solo: gli anziani, che spesso non hanno dimestichezza con la tecnologia, risultano esclusi da operazioni elementari come il pagamento di una bolletta o il ritiro della pensione.
Di fronte a questo scenario, Uilca chiede al sistema bancario italiano di rivedere le proprie strategie. “Comprendiamo le logiche di razionalizzazione, ma il ruolo delle banche non può ridursi al profitto. Le banche hanno un ruolo sociale, oltre che economico”, ribadisce Furlan. “Durante la pandemia lo hanno dimostrato: ora devono tornare a presidiare il territorio, contribuendo attivamente al rilancio delle aree più deboli”.
Le proposte
Tra le proposte avanzate da Uilca ci sono incentivi pubblici per mantenere sportelli attivi nei piccoli comuni, investimenti in presidi mobili o temporanei, progetti di alfabetizzazione finanziaria nelle Aree Interne, coinvolgimento del settore bancario nelle strategie nazionali di coesione.
“Servono politiche lungimiranti”, conclude Furlan. “Chiudere uno sportello può sembrare una scelta economica razionale, ma a lungo termine significa chiudere un pezzo di futuro per interi territori. Dobbiamo fermare questa corsa alla disconnessione sociale e infrastrutturale”.