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Israele verso l’occupazione totale di Gaza. Netanyahu convoca il governo. Scontro tra Ben Gvir e Sa’ar sulla prosecuzione delle operazioni belliche

Tajani: "L'occupazione di Gaza sarebbe un grave errore". Oggi si riunisce il Consiglio di sicurezza Onu sulla liberazione degli ostaggi
mercoledì, 6 Agosto 2025
2 minuti di lettura

Mentre secondo fonti sanitarie locali, nelle ultime 24 ore le vittime sarebbero state 74, di cui 36 in attesa di ricevere aiuti, il governo israeliano appare diviso di fronte all’ipotesi di occupare integralmente la Striscia di Gaza. Secondo fonti di primo piano citate da Channel 12, il premier Benjamin Netanyahu ritiene che Hamas non libererà altri ostaggi senza una resa completa.

Israele controlla già il 75% dell’enclave, ma il nuovo piano militare punta a estendere il controllo a tutta la Striscia, comprese le aree dove si sospetta siano detenuti ostaggi. Netanyahu ha inviato un messaggio diretto al capo di Stato maggiore, generale Eyal Zamir, che si oppone all’operazione: “Se non è d’accordo, si dimetta”. L’esercito teme che l’occupazione totale possa mettere a rischio la vita dei prigionieri.

Nel gabinetto di sicurezza, l’ala ultraconservatrice — tra cui il ministro Itamar Ben Gvir e il titolare delle Finanze Bezalel Smotrich — spinge per l’espansione delle operazioni. Al contrario, Zamir, il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, il capo del Mossad David Barnea e altri esponenti sostengono un percorso verso il cessate il fuoco.

L’ex generale Yair Golan ha accusato l’esecutivo di “visione messianica estremista” e ha avvertito che l’annessione della Striscia “equivarrebbe alla distruzione di Israele”. Il dibattito si è acceso anche sui social. Ben Gvir ha invitato Zamir a “obbedire” agli ordini politici; Sa’ar ha replicato che il capo dell’Idf deve esprimere liberamente il proprio parere professionale.

Il figlio del premier, Yair Netanyahu, ha spinto oltre, accusando Zamir di guidare “un tentativo di colpo di Stato militare” dopo che un giornalista dello Yediot Ahronot aveva chiesto al premier di assumersi pubblicamente la responsabilità dell’eventuale conquista di Gaza.

In questo quadro l’esercito ha revocato lo “stato di emergenza bellica” introdotto dopo il 7 ottobre, che obbligava i soldati regolari a restare in servizio per ulteriori quattro mesi. La decisione è stata annunciata poche ore dopo la minaccia di Netanyahu a Zamir, e motivata con l’esaurimento delle forze.

Ok di Trump

Donald Trump, Presidente USA, Benjamin Netanyahu, Primo Ministro Israeliano con la moglie Sara
Donald Trump, Presidente USA, Benjamin Netanyahu, Primo Ministro Israeliano con la moglie Sara

Di fronte a questo scenario, riferisce Ynet, “Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dato al primo ministro Benyamin Netanyahu il via libera per lanciare un’operazione militare contro Hamas. Israele e Washington concordano che Hamas non voglia un accordo”.

Parallelamente l’amministrazione Trump ha annunciato che negherà gli aiuti federali per calamità naturali a stati e città che boicottano aziende israeliane. La misura riguarda almeno 1,9 miliardi di dollari in sovvenzioni vitali per la gestione delle emergenze.

Reazioni internazionali e umanitarie

Antonio Tajani, Ministro degli Esteri
Antonio Tajani, Ministro degli Esteri

L’Unione Europea ha ribadito il rifiuto di qualsiasi modifica demografica o territoriale della Striscia, ribadendo che Gaza deve far parte di un futuro Stato palestinese e che Hamas non deve avere alcun ruolo politico. Bruxelles denuncia la situazione umanitaria “insostenibile” e sollecita l’ingresso immediato degli aiuti.

Il ministro italiano degli Esteri Antonio Tajani ha definito l’occupazione “un grave errore”. Dalla Giordania arrivano denunce di “attacchi” israeliani a camion di aiuti umanitari diretti a Gaza.

Tensioni e stallo nei negoziati

Le relazioni tra Hamas e il Cairo si sono incrinate dopo che il dirigente Khalil al-Hayya ha accusato l’Egitto di corresponsabilità nella crisi umanitaria. Il capo dell’intelligence egiziana Diaa Rashwan ha definito le parole “un grave errore” ma ha assicurato che l’Egitto continuerà ad agire secondo i propri “interessi superiori”.

Escalation regionale: Siria e Yemen

In Siria, forze fedeli al presidente Ahmad al-Sharaa sono accusate di aver violato il cessate il fuoco colpendo villaggi drusi nella provincia di Sweida, causando almeno quattro morti. Intanto, le milizie yemenite Houthi hanno rivendicato un attacco missilistico “ipersonico” contro l’aeroporto di Tel Aviv in risposta alle operazioni israeliane a Gaza.

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