Bisogna essere onesti. Quando c’è lui in mezzo, non è mai detta l’ultima parola. E difatti sul fronte commerciale internazionale rischia di abbattersi un nuovo tsunami. Lui altro non è che il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ieri ha lanciato un ultimatum all’Unione europea: “Dazi al 35% se non arriveranno gli investimenti promessi in territorio americano”.
Una vera minaccia venuta fuori nel corso di un’intervista rilasciata alla Cnbc, dove il leader della Casa Bianca ha parlato chiaro: “L’Ue ci ha garantito 600 miliardi di dollari di investimenti. Se non arrivano, alzerò le tariffe al 35%. È questo l’unico motivo per cui le ho abbassate al 15%”, ha tuonato. Trump ha aggiunto che, in mancanza di accordo, alcune categorie come i prodotti farmaceutici “potrebbero subire aumenti fino al 250%”.
Eppure le dichiarazioni sono giunte nel giorno in cui la Commissione europea ha ufficializzato la sospensione delle contromisure contro Washington: “Una scelta tecnica e politica, in attesa della dichiarazione congiunta tra Ue e Usa”, ha spiegato il portavoce Olof Gill.
Gli Stati membri avranno ora due settimane per ratificare la decisione con maggioranza qualificata. In ballo ci sono oltre 93 miliardi di euro di beni coinvolti dalle misure ritorsive europee, ora congelate in vista di un possibile allineamento transatlantico
Verso l’accordo transatlantico

La sospensione dei contro-dazi, per un valore stimato di 93 miliardi di euro come anticipato, è parte di un più ampio disegno negoziale. L’obiettivo, come riferiscono fonti europee, è “una dichiarazione congiunta quasi pronta al 95%, frutto dell’intesa raggiunta il 27 luglio scorso tra Ursula von der Leyen e Donald Trump”.
La finestra temporale per chiudere politicamente l’accordo appare stretta, anche alla luce dell’atteggiamento minaccioso della Casa Bianca. Il testo della dichiarazione potrebbe prevedere clausole su energia, difesa e commercio digitale, aprendo un nuovo fronte di collaborazione o scontro.
Intanto nel mirino di Trump anche l’India, accusata di alimentare

l’industria bellica di Mosca attraverso l’acquisto di petrolio russo. “L’India ha i dazi più alti del mondo, al 25%. Nelle prossime 24 ore li alzerò in modo considerevole”, ha annunciato. Secondo fonti Usa, l’obiettivo sarebbe ridurre le importazioni indiane di greggio russo entro fine agosto Il Cremlino ha reagito per voce del portavoce Dmitry Peskov, definendo l’intervento americano “un ricatto e un’ingerenza illegittima nei rapporti sovrani”.
Intanto anche la Svizzera si trova costretta a negoziare. A partire da domani gli Stati Uniti applicheranno tariffe del 39% sulle esportazioni elvetiche, in netto aumento rispetto al 15% accordato all’Unione europea.
La Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il Ministro dell’Economia Guy Parmelin si sono recati a Washington per proporre “un’offerta più attrattiva” e attenuare l’impatto sulle imprese svizzere. Secondo il governo elvetico, i nuovi dazi metterebbero a rischio oltre 80.000 posti di lavoro nei settori meccanico, farmaceutico e agroalimentare.
Made in Italy e dazi

Dalle minacce commerciali agli effetti economici. In Italia continua imperterrito il dibattito. Alberto Luigi Gusmeroli, Presidente della commissione Attività produttive della Camera, ha avvertito: “Il problema non è solo Trump: l’Europa deve sburocratizzare e rivedere il Green Deal. Settori come l’automotive e le costruzioni stanno pagando un conto altissimo”.
Gusmeroli ha rilanciato l’urgenza di un patto produttivo che includa incentivi strutturali per micro-imprese e Pmi, soprattutto in aree come Umbria e Marche dove si vuole istituire una Zes(zona economica speciale). Confimi Industria è ancora più netta: “Altro che ristori alle imprese esportatrici, serve una strategia strutturale”, le parole del Presidente Paolo Agnelli.
“L’energia in Italia costa fino a 10 volte in più rispetto ad altri Paesi. E senza una svolta, rischiamo l’emigrazione industriale”. Confimi propone un piano in tre punti: disaccoppiare il costo dell’energia rinnovabile, tagliare le accise sulle imprese e rendere automatici i crediti d’imposta per chi esporta in Paesi extra-Ue.