Nel cuore del ciclo di catechesi per il Giubileo 2025, oggi Papa Leone ha lanciato un nuovo e forte allarme sui rischi della comunicazione moderna: “Viviamo in una società che si sta ammalando per una bulimia delle connessioni. Siamo iperconnessi, ma incapaci di ascoltarci”, ha detto durante l’Udienza Generale in Piazza San Pietro, dedicata alla guarigione del sordomuto narrata dal Vangelo di Marco. Il Pontefice ha denunciato l’eccesso di stimoli generato dai social media, un “bombardamento di immagini e parole” che può portare al silenzio, alla chiusura, alla rinuncia al dialogo: “È facile chiudersi quando non ci si sente capiti. Ma chiudersi non è mai una soluzione”, ha ammonito.
Commentando il brano evangelico, il Santo Padre ha spiegato come Gesù tocchi con delicatezza le ferite del sordomuto, dicendogli solo una parola: ‘Effatà!’, cioè ‘Apriti’. Una parola che il Papa propone anche a noi oggi: “Apriti a questo mondo che ti spaventa, alle relazioni che ti hanno deluso. Apriti alla vita!”.
Autenticità e rispetto
Il Santo Padre ha poi esortato la Chiesa a “portare le persone a Gesù” con discrezione e prossimità, aiutandole a ritrovare un modo di comunicare più autentico e rispettoso. “Abbiamo bisogno di parole che curino, non che feriscano”, ha aggiunto. Prevost ha infine ricordato che l’incontro con Cristo non è un gesto istantaneo, ma un percorso che passa anche attraverso la sofferenza e la Croce. Solo chi ha fatto esperienza della misericordia può diventare vero testimone della speranza: “Impariamo a comunicare in modo onesto e prudente. Preghiamo per chi è stato ferito dalle parole degli altri. E chiediamo al Signore che ci insegni ad aprire davvero le nostre orecchie e il nostro cuore”.