Dopo mesi di negoziati mediati dal governo del Qatar, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il gruppo ribelle M23 hanno firmato un accordo di principio che prevede un cessate il fuoco immediato e l’avvio di trattative formali per un accordo di pace permanente entro il 18 agosto. La firma, avvenuta nella capitale Doha, rappresenta il primo impegno diretto tra le parti da quando il M23 ha conquistato vaste aree dell’est del Congo, inclusi i centri strategici di Goma e Bukavu, in una rapida offensiva tra gennaio e febbraio. Il conflitto, alimentato da tensioni etniche e rivalità regionali, ha causato migliaia di morti e lo sfollamento di oltre sette milioni di persone. Il documento, denominato Dichiarazione di Principi, include il divieto di propaganda d’odio, l’impegno a non conquistare nuove posizioni con la forza e una roadmap per il ripristino dell’autorità statale nelle zone occupate. Tuttavia, restano divergenze sull’interpretazione dell’accordo: mentre Kinshasa insiste sul ritiro non negoziabile dei ribelli, il M23 parla di “meccanismi per rafforzare lo Stato” senza menzionare una ritirata. Il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulaziz Al-Khulaifi, ha definito l’accordo “una pietra miliare verso una pace duratura”, mentre l’Unione Africana lo ha salutato come “un passo significativo” per la stabilità nella regione dei Grandi Laghi. L’intesa si inserisce nel quadro più ampio del patto firmato a giugno tra Congo e Rwanda a Washington, con il sostegno degli Stati Uniti. Secondo fonti diplomatiche, il presidente Trump ha espresso ottimismo sul potenziale dell’accordo per favorire investimenti occidentali nelle risorse minerarie congolesi. Nonostante l’accordo, gli osservatori avvertono che il cammino verso la pace sarà lungo e complesso. Le trattative dovranno affrontare nodi cruciali come il rilascio dei prigionieri, il disarmo dei ribelli e il ruolo del Rwanda, accusato da Kinshasa di sostenere il M23.