In una sentenza destinata a segnare un punto di svolta nella giurisprudenza internazionale, la Corte interamericana dei diritti umani (IACHR) ha dichiarato ufficialmente la crisi climatica come un’emergenza per i diritti umani. Il pronunciamento, richiesto da Colombia e Cile nel 2023, arriva dopo mesi di audizioni pubbliche e contributi da parte di governi, ONG, esperti e comunità colpite. Nel documento di oltre 300 pagine, pubblicato il 4 luglio, la Corte stabilisce che vivere in un clima stabile è un diritto umano fondamentale, e che gli Stati membri dell’Organizzazione degli Stati Americani hanno l’obbligo legale di agire con urgenza per ridurre le emissioni, adattarsi agli impatti climatici e proteggere le popolazioni più vulnerabili. “Non si tratta solo di ambiente, ma di giustizia, salute, sicurezza e dignità umana”, ha dichiarato la giudice presidente Nancy Hernández López. La Corte ha inoltre sottolineato che le imprese, in particolare quelle dei settori fossili, cementiferi e agroindustriali, devono essere soggette a regole più severe e, in alcuni casi, a risarcimenti per danni ambientali. Tra le novità più rilevanti, il riconoscimento del diritto alla natura e l’obbligo per gli Stati di ripristinare gli ecosistemi danneggiati. La sentenza invita anche a garantire una transizione giusta, che non penalizzi i lavoratori e le comunità più fragili. Sebbene non vincolante, la decisione ha un forte valore interpretativo e potrebbe influenzare trattative internazionali, contenziosi futuri e politiche ambientali in tutta l’America. È la seconda corte sovranazionale, dopo il Tribunale del diritto del mare, a riconoscere il legame diretto tra crisi climatica e diritti umani.