Il primo ministro britannico Keir Starmer ha superato la più dura prova politica del suo mandato: la Camera dei Comuni ha approvato la contestata riforma del welfare, nonostante una rivolta interna al Partito Laburista che ha visto 42 deputati votare contro e oltre 120 esprimere dissenso nei giorni precedenti. La legge, che prevede tagli ai sussidi per disabili e lavoratori in malattia, è passata con 335 voti favorevoli e 260 contrari, ma solo dopo una serie di modifiche dell’ultimo minuto introdotte per contenere la fronda interna. Tra queste, l’applicazione dei nuovi criteri solo ai nuovi richiedenti e il rinvio dell’entrata in vigore delle misure più drastiche. Il clima in aula è stato teso. Alcuni deputati laburisti hanno definito i tagli “dickensiani” e “un attacco ai più vulnerabili”, mentre le associazioni per i diritti dei disabili hanno parlato di “una riforma che rischia di spingere oltre 150.000 persone nella povertà”. La ministra del Lavoro Liz Kendall, responsabile del dossier, ha difeso il provvedimento come “necessario per garantire la sostenibilità del sistema”, ma ha dovuto affrontare critiche anche dai banchi della maggioranza. Starmer, che aveva promesso disciplina e unità nel partito dopo la vittoria elettorale del 2024, esce politicamente indebolito. I media britannici parlano di “crisi di autorità” e di un premier costretto a retromarce imbarazzanti per evitare una sconfitta parlamentare. L’opposizione conservatrice, guidata da Kemi Badenoch, ha votato compatta contro la riforma, accusando il governo di “tappare buchi di bilancio” senza una visione strutturale. Intanto, i sondaggi registrano un calo di consensi per il Labour, mentre cresce il malcontento tra gli elettori progressisti.