martedì, 1 Luglio, 2025
Esteri

Trump apre a nuove sanzioni alla Russia; il Cremlino: “È russofobia”

Zelensky potrebbe sostituire il Primo ministro. Crisi diplomatica tra Russia e Azerbaijan. In Armenia scontro tra Chiesa e Stato

Mentre la guerra in Ucraina continua a produrre effetti collaterali in tutto il mondo, il Cremlino si mostra irritato dalle nuove aperture di Donald Trump a un inasprimento delle sanzioni, mette in crisi le relazioni con l’Azerbaigian e l’Armenia che si avvicina all’Unione Europea. Le dichiarazioni di Donald Trump su un possibile rafforzamento del pacchetto sanzionatorio contro la Russia hanno provocato una reazione furibonda da parte del Cremlino. Il portavoce Dmitry Peskov ha accusato gli Stati Uniti di “russofobia sistemica” e ha bollato il senatore Lindsey Graham come “un russofobo inveterato”, sottolineando che Mosca non vede in queste mosse alcun contributo a eventuali accordi di pace. Anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha alzato i toni, affermando che “il catastrofico aumento delle spese militari da parte della NATO porterà al collasso dell’Alleanza stessa”. Lavrov ha contrapposto la prudenza russa al “delirio collettivo” dell’Occidente, ribadendo l’intenzione del Cremlino di ridurre la propria spesa militare in nome del “buon senso”. Secondo il Wall Street Journal, la Russia ha ammassato circa 50.000 soldati nei pressi della città di Sumy, nel nord dell’Ucraina, superando numericamente di tre a uno le forze ucraine locali. L’obiettivo sarebbe quello di aprire un nuovo fronte per spingere ancora più a ovest le difese di Kiev, già sotto pressione in diverse aree. In questo contesto teso, si rincorrono le voci di un possibile rimpasto ai vertici del governo ucraino: il presidente Volodymyr Zelensky starebbe valutando la sostituzione del primo ministro Denis Shmyhal.

Tajani: “Putin non si fermerà, sanzioni mirate inevitabili”

Mentre Zelensky ha confermato la propria presenza alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, prevista a Roma il 10 e 11 luglio, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato di non essere ottimista su un cessate il fuoco prima della fine dell’anno. “Putin vuole andare avanti: ha un esercito di un milione di uomini e un’economia riconvertita alla difesa”, ha spiegato ieri in televisione. Tajani ha sostenuto che l’unica strada sia quella delle “sanzioni mirate sul piano finanziario”, per ridurre la capacità del Cremlino di finanziare il conflitto.

Il Cremlino attende chiarimenti da Kiev per il terzo round di colloqui

Nonostante le tensioni, Mosca ha espresso la speranza di fissare presto una data per il terzo round di colloqui con Kiev. Peskov ha confermato che non c’è ancora una data ufficiale, ma ha dichiarato: “Ci aspettiamo chiarezza entro pochi giorni”. I negoziati sembrano però sempre più incerti sullo sfondo del crescente nervosismo tra le due parti.

Crisi diplomatica Russia-Azerbaijan

Le relazioni tra Mosca e Baku hanno subito ieri una grave battuta d’arresto. L’Azerbaigian ha annullato tutti gli eventi culturali in collaborazione con la Russia e ha espulso il vicepremier russo Alexey Overchuk, in seguito alla morte di due cittadini azeri durante un’operazione di polizia a Ekaterinburg.Secondo il ministero degli Esteri azero, si è trattato di un vero e proprio raid etnico: Ziyaddin e Huseyn Safarov, entrambi sessantenni, sarebbero stati uccisi e altre persone ferite e arrestate in modo arbitrario. Le autorità di Baku parlano di “omicidi dimostrativi a sfondo etnico”. Il Cremlino ha negato responsabilità, affermando che l’operazione era legata a un’indagine pregressa e che i fermati sono cittadini russi di origine azera. Ma la tensione resta altissima, alimentata anche da vecchi sospetti: l’abbattimento di un aereo azero lo scorso dicembre, che Baku ritiene causato da un missile russo, è ancora senza spiegazioni ufficiali.

Armenia guarda l’Europa

Anche con l’Armenia le relazioni russe si fanno sempre più fredde. La visita della presidente della Commissione europea Kaja Kallas a Yerevan ha suggellato un nuovo corso nei rapporti tra l’Armenia e l’Ue. Sono stati firmati accordi in ambito di sicurezza e difesa, e Bruxelles ha promesso ingenti fondi a sostegno dei media indipendenti. Lavrov ha accusato Yerevan di “allontanarsi dai propri alleati storici” nell’Unione economica eurasiatica e nella CSTO, e ha ammonito che “il popolo armeno difficilmente ne trarrà beneficio”. Le sue parole arrivano in un momento delicatissimo, in cui anche la Chiesa armena ha assunto posizioni critiche verso il governo, accusandolo di tradire la tradizione e di cercare appoggi in Occidente a discapito degli interessi nazionali.

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