La montagna canadese che ha ospitato fino a ieri il G7 2025 è diventata, in appena due giorni, una sorta di centro di gravità ‘permanente’ (come canterebbe Franco Battiato) della diplomazia internazionale. Mentre i missili russi continuano a colpire imperterriti e senza alcuna pietà l’Ucraina, l’Iran minaccia di alzare il livello dello scontro in Medioriente e la guerra commerciale torna ad aleggiare tra le grandi potenze, Giorgia Meloni si è mossa su più tavoli con un obiettivo preciso: tenere l’Italia al centro del negoziato globale. Lo ha fatto nei bilaterali con Donald Trump e Mark Carney, e nelle sessioni a porte chiuse con gli altri leader. Il faccia a faccia più atteso è andato in scena alla vigilia della sessione di politica estera: Meloni e Trump hanno discusso a lungo del Medioriente e della crisi in Iran, con il Premier che ha ribadito “l’opportunità di riaprire la strada del negoziato” e “la necessità, in questo momento, di lavorare per il cessate il fuoco a Gaza”.
Un messaggio di equilibrio, quello della leader italiana, che ha provato a tenere insieme la difesa del diritto di Israele e la tutela delle popolazioni civili nella Striscia. Un posizionamento che si differenzia dalla linea più assertiva e unilaterale espressa da Trump, ma che potrebbe trasformarsi in una leva diplomatica se Roma riuscisse a coinvolgere anche altri partner europei.
Strategia globale

Il colloquio tra Meloni e il Tycoon avvenuto ieri ha toccato anche il tema del negoziato commerciale tra Unione europea e Stati Uniti, sul quale Meloni ha confermato “l’importanza di trovare un’intesa stabile, equa e vantaggiosa per entrambe le economie”. Un messaggio che mira a scongiurare nuovi dazi e protezionismi, che rischiano di ripresentarsi con forza se il clima tra Usa e Cina continuerà a irrigidirsi. Il giorno prima il Presidente del Consiglio aveva avuto parole di grande cordialità nel bilaterale con il Premier canadese Mark Carney, ringraziandolo “di cuore per l’ospitalità e per l’eccellente organizzazione del vertice”, riconoscendo la continuità con il G7 ospitato l’anno scorso dall’Italia: “Molti dei temi oggi centrali li abbiamo introdotti allora, come l’intelligenza artificiale e le migrazioni”.
A Kananaskis i colloqui multilaterali hanno avuto una doppia direttrice: da un lato la gestione dei dossier caldi (Iran, Gaza, Ucraina), dall’altro la ridefinizione dell’architettura di sicurezza ed economia globale. Il Premier ha avuto modo di confrontarsi anche con altri leader europei (tra cui Emmanuel Macron, Starmer, Ursula von der Leyen e Antonio Costa) in vista del prossimo vertice Nato dell’Aja, che si preannuncia cruciale per ridefinire le priorità dell’Alleanza atlantica in un mondo multipolare.
Zelensky e l’allarme Ucraina

Mentre Meloni si è concentrata sui negoziati, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un allarme drammatico: 440 droni e 32 missili russi hanno colpito infrastrutture e civili, secondo quanto riferito a Carney. Il leader di Kiev ha ringraziato il Canada per la nuova assistenza militare da oltre 2 miliardi di dollari, ma ha chiesto anche maggior coordinamento Na e investimenti nella produzione di armamenti in Europa. Meloni, che nei mesi scorsi ha già visitato Kiev e sostenuto con forza l’ingresso dell’Ucraina in Ue e Nato, ha rilanciato a Kananaskis l’idea di un approccio integrato che tenga insieme sicurezza, ricostruzione e indipendenza energetica per l’Ucraina, puntando sul ruolo delle imprese italiane nella fase post-bellica.
Nel frattempo Macron ha annunciato ufficialmente, con un video su X, che il prossimo summit del G7 si terrà a Évian, nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi. Una scelta che richiama la diplomazia del benessere e della transizione energetica, su cui Parigi punta per differenziare la propria agenda.