Cancellati i biglietti, chiuse le porte, turisti spaesati sotto la celebre piramide di vetro. Il Museo del Louvre, simbolo mondiale dell’arte, ha vissuto una giornata di chiusura improvvisa a causa di uno sciopero spontaneo del personale, scattato senza preavviso. Il motivo? “Condizioni di lavoro ormai insostenibili”, denunciano i sindacati. La protesta è esplosa durante una riunione interna tra custodi, addetti alla sicurezza e personale di accoglienza. In poche ore, l’intero apparato operativo ha incrociato le braccia, lasciando migliaia di visitatori fuori dai cancelli. “Non si tratta di un gesto contro il pubblico,” ha dichiarato Sarah Sefian, rappresentante della CGT-Culture, “ma di un grido d’allarme: siamo allo stremo.” Al centro della protesta, il sovraffollamento cronico – con punte di 20.000 persone al giorno solo nella sala della Gioconda – e la carenza di personale, aggravata da anni di tagli e mancati reintegri. A questo si aggiungono problemi strutturali, come infiltrazioni d’acqua e impianti obsoleti, che mettono a rischio sia le opere che la sicurezza dei lavoratori. La direzione del museo ha promesso interventi nell’ambito del piano “Louvre Nouvelle Renaissance”, un progetto decennale da 800 milioni di euro annunciato da Emmanuel Macron. Ma i lavoratori replicano: “Il problema è adesso. Non possiamo aspettare il 2031.” Lo sciopero rilancia il dibattito sull’overtourism nei grandi musei europei e sulla sostenibilità del modello culturale attuale. “Dietro ogni capolavoro c’è una persona che lo custodisce,” ha ricordato Sefian. “E quella persona oggi chiede rispetto.” Nel frattempo, i turisti restano in attesa, tra delusione e solidarietà. E il Louvre, tempio dell’arte, si ritrova a essere – per un giorno – anche teatro di una battaglia per la dignità del lavoro.
