“Guadagna 6.000 euro al mese comodamente da casa tua“, “scopri come sono diventato ricco dedicando mezz’ora al giorno alla mia attività online.” In un mondo in cui i social dominano la scena della comunicazione, essere bombardati da simili messaggi è all’ordine del giorno. Ma di cosa parliamo esattamente? Di apparenti innocui esempi di marketing multilivello, che in realtà dietro possono nascondere una pericolosa minaccia: quella degli schemi piramidali.
Il multilevel legale e quello illegale
Facciamo un po’ di chiarezza. Il marketing multilivello (MLM) è un sistema di vendita diretta in cui i partecipanti guadagnano commissioni sia sulle proprie vendite sia su quelle realizzate dalle persone che hanno reclutato. Si tratta di attività basate sempre sulla vendita di un prodotto o di un servizio reale, che vanno nettamente distinti dai sistemi piramidali, che si fondano, invece, sul reclutamento di persone incentivate a pagare una quota iniziale con la promessa di guadagni futuri. Guadagni che, però, non derivano da un prodotto o un servizio concreto come nel primo caso, ma esclusivamente dal denaro versato da nuovi reclutati. Stiamo parlando, ovviamente, di un sistema illegale, le cui origini risalgono già ai primi anni del ’900.
I meccanismi manipolatori
Possiamo definire “ingenuità” ciò che spinge certe persone ad affidarsi a individui senza scrupoli? È una visione troppo semplicistica. Questi sistemi funzionano come vere e proprie sette, che agiscono prima sulla mente che sul portafoglio. Alcuni sono talmente ben strutturati da sembrare aziende vere. L’iter è più o meno questo: inizialmente gli adescatori si presentano come parte di un gruppo estremamente positivo, seguace di valori sani e condivisibili. Il nuovo arrivato riceve subito supporto, attenzioni e ammirazione – in gergo manipolatorio, “love bombing” – da parte degli altri membri (che sono lupi o pecore già indottrinate) per aver “scelto” di entrare in un’élite. Una volta conquistata la fiducia, i nuovi arrivati vengono costantemente motivati a reclutare altre persone. Partecipano a eventi “aziendali” sponsorizzati da leader carismatici (i cosiddetti fuffa-guru) con lo scopo di motivare – o meglio, manipolare – le vittime a produrre sempre più “adepti” e a investire sempre più denaro. Spesso, riescono perfino a isolare queste persone dal loro contesto familiare e sociale, dipingendo parenti e amici come “negativi“. In realtà, sono solo persone lucide, che si rendono conto del pericolo e che potrebbero ostacolare i truffatori. Da lì in poi, il ciclo è un alternarsi di rinforzi positivi e negativi: sei un eroe se fai crescere il gruppo, sei un fallito se non ci riesci. Questo meccanismo fa parte del cosiddetto ciclo dell’abuso, che crea una dipendenza emotiva fortissima. E così, si continua a reclutare nuovi membri, piuttosto che ammettere a se stessi di essere stati truffati.
Come difendersi
La prima arma è informarsi. La consapevolezza è il più grande potere che abbiamo contro queste trappole così diffuse. Bisogna tenere a mente che: se vi viene richiesto un grosso investimento iniziale, probabilmente servirà solo a finanziare il sistema, non il presunto “business” promesso; i guadagni facili non esistono: spesso gli adescatori mostrano vite da sogno sui social, ma si tratta di profili costruiti ad arte per creare una visione fittizia dei guadagni; occorre diffidare da chi punta più sul sistema che sul prodotto o servizio offerto, soprattutto se c’è eccessiva pressione sul reclutamento. Questi ambienti sono tossici. I campanelli d’allarme ci sono eccome. In un mondo sempre più digitale dobbiamo imparare a conoscerne tutte le insidie. Il MLM può anche essere un’opportunità di guadagno, ma bisogna saperlo riconoscere e guardare oltre la copertina: informarsi, pretendere chiarezza e trasparenza. E se notiamo riluttanza nel fornirla, salutiamo cordialmente e passiamo oltre.
I casi di cronaca più famosi: Ponzi e Mardoff
Purtroppo, questi modelli sono più diffusi di quanto si pensi e seguono sempre lo stesso modus operandi. Numerose sono le storie di persone che hanno compromesso la propria vita economica e familiare. La cronaca ci ha, poi, restituito casi, non del tutto sovrapponibili, perché le persone erano convinte di investire il proprio capitale in investimenti finanziari, ma dove il meccanismo truffaldino messo in campo risponde pienamente alla logica del multilivello illegale.
Basti pensare al più famoso schema piramidale, quello ideato da Charles Ponzi negli Anni ’20. Ponzi riuscì a realizzare una truffa da 20 milioni di dollari, promettendo rendimenti del 50% in poco più di un mese investendo in buoni postali internazionali. In realtà, gli investimenti non sono mai esistiti: pagava i vecchi investitori con i soldi dei nuovi. Fu arrestato, poiché – come sempre accade – questi schemi hanno vita breve e sono destinati a crollare.
Il caso più eclatante di schema Ponzi, ormai sinonimo di schema piramidale, è sicuramente quello di Bernie Madoff del 2008. Lo schema era sempre lo stesso: Madoff simulava profitti provenienti da investimenti che lui stesso definiva sicuri e stabili, utilizzando i soldi dei nuovi clienti per pagare i rendimenti ai precedenti. Il danno in questo caso ammonta a circa 65 miliardi di dollari. Come fu scoperto? Durante la crisi finanziaria, alcuni investitori tentarono di ritirare i propri fondi, che però non esistevano. Madoff fu arrestato e condannato a 150 anni di carcere.