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Freedom Flotilla intercettata da Israele: tensione internazionale e accuse incrociate

Il sequestro nella notte da parte d'Israele, Greta Thunberg: "Su di noi sostanze urticanti, in acque internazionali". Tajani: Flotilla provocazione politica
martedì, 10 Giugno 2025
2 minuti di lettura

La nave Madleen della Freedom Flotilla Coalition, con a bordo 12 attivisti internazionali tra cui la nota ambientalista svedese Greta Thunberg, è ancora in viaggio verso il porto israeliano di Ashdod, dopo essere stata abbordata nella notte dalla Marina israeliana mentre tentava di raggiungere la Striscia di Gaza con un carico di aiuti umanitari. Secondo le autorità di Tel Aviv, all’arrivo saranno predisposte le procedure di rimpatrio per tutti i passeggeri, che provengono da sette Paesi diversi. Le immagini diffuse dalle Forze di Difesa Israeliane mostrano gli attivisti a bordo, scortati in sicurezza, mentre ricevono panini e acqua. Il Ministero degli Esteri israeliano ha definito la Madleen uno “yacht da selfie”, minimizzando l’iniziativa come “spettacolo politico” e sottolineando che “tutti sono sani e salvi”. Ma la polemica ha subito travalicato i confini israeliani.

Le reazioni

La Turchia ha definito l’intervento “una chiara violazione del diritto internazionale”, sostenendo che Israele si comporta “come uno Stato terroristico”. Ankara ha espresso forte preoccupazione per i cittadini turchi a bordo e ha dichiarato di monitorare attentamente la situazione. Anche la Spagna ha reagito con fermezza, convocando per la seconda volta in un mese l’incaricato d’affari israeliano per chiedere spiegazioni sul fermo dell’attivista spagnolo Sergio Toribio, tra i passeggeri. In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha assunto una posizione opposta, definendo l’operazione israeliana una risposta a una provocazione politica. “Una piccola barca non può portare grandi aiuti. Era solo una dimostrazione propagandistica”, ha affermato, rivendicando invece il modello italiano: “Siamo stati gli unici a far entrare un convoglio ONU con 15 tir nella Striscia. Serve pragmatismo, non atti dimostrativi”.

Katz: “Mostreremo l’orrore di Hamas”

Nel tentativo di ribaltare la narrazione, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha ordinato che agli attivisti venga mostrato un video di 43 minuti sulle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre 2023. “È giusto che Greta l’antisemita e i suoi amici sostenitori di Hamas vedano contro chi Israele sta combattendo”, ha dichiarato, in toni fortemente polemici. L’accusa a Thunberg è netta, e rientra in una strategia di comunicazione volta a delegittimare l’azione della Freedom Flotilla agli occhi dell’opinione pubblica internazionale.

Pizzaballa: “Violazioni del diritto”

Sul versante opposto, Amnesty International Italia ha condannato l’abbordaggio, definendolo “una violazione del diritto internazionale” e un atto contro civili disarmati impegnati in una missione umanitaria. “La comunità internazionale deve fare molto di più contro il genocidio, l’occupazione militare e l’apartheid”, si legge nella nota. Durissimo anche il messaggio del patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, intervenuto ieri in video a un convegno a Roma. “Qui si assiste a una distruzione totale: delle vite, del territorio, delle relazioni. Parlare di pace in questo contesto sembra quasi fuori luogo”. Il cardinale ha puntato il dito contro l’inefficacia delle organizzazioni internazionali: “Le convenzioni internazionali qui non significano più nulla. L’ONU mostra la propria debolezza ogni giorno”.

Gaza: crisi umanitaria e scontri agli aiuti

La situazione nella Striscia di Gaza continua a peggiorare. Secondo il Ministero della Sanità locale, 47 palestinesi sono stati uccisi e 388 feriti nelle ultime 24 ore. Il bilancio delle vittime, dal 7 ottobre scorso, è ora prossimo ai 55.000 morti e oltre 126.000 feriti. Anche sul fronte della distribuzione degli aiuti si registrano problemi: la Gaza Humanitarian Foundation ha annunciato ieri la chiusura di un centro di distribuzione a Tel al-Sultan a causa di disordini tra la folla che impedivano un’operazione sicura. Un segnale di una crisi fuori controllo, in cui nemmeno le organizzazioni umanitarie riescono più a operare con efficacia.

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