Nel giorno della Festa della Repubblica, il presidente Sergio Mattarella ha lanciato dal Quirinale un appello forte per la pace, nel pieno di una crisi mediorientale che continua a mietere vittime. Durante il tradizionale concerto al Salone dei Corazzieri, Mattarella ha ricordato che la Repubblica Italiana nasce “dal rifiuto della guerra” e ha auspicato una pace giusta, sia per l’Ucraina che per il popolo palestinese. Pur riconoscendo il diritto di Israele alla difesa, ha definito “disumano ridurre il popolo di Gaza alla fame” e ha ribadito che “l’occupazione illegale non può essere misura di sicurezza”. Ha poi chiesto che Israele consenta l’accesso umanitario alla Striscia, richiamando il diritto dei palestinesi a un focolare entro confini certi. Parole accolte con favore dal governo. La premier Giorgia Meloni ha confermato la linea comune: “Ringrazio il presidente della Repubblica. Le sue parole sono in sintonia con l’impegno del nostro esecutivo per aiutare la popolazione di Gaza”. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha insistito sul cessate il fuoco immediato, aggiungendo che l’Italia continua a inviare aiuti e che “solo il convoglio italiano dell’ONU è riuscito a entrare nella Striscia”. Tajani ha chiesto agli Stati Uniti di fare pressioni su Israele per una svolta negoziale e ha confermato l’accoglienza in Italia del piccolo Adam e della sua famiglia, dopo la strage di Khan Younis. Adam ha undici anni, è sopravvissuto a un bombardamento israeliano che ha ucciso nove dei suoi fratelli e, pochi giorni fa, anche suo padre. Ora viaggerà verso l’Italia insieme alla madre, la dottoressa Alaa al-Najjar, pediatra salvata solo perché al lavoro durante l’attacco che ha sterminato la sua famiglia. L’Italia ha messo a disposizione due strutture per accoglierli: l’ospedale Bambino Gesù a Roma e il Niguarda di Milano.
Rafah, l’ONU chiede un’indagine
La distribuzione di aiuti a Rafah si è trasformata nell’ennesima strage: almeno 31 civili sono stati uccisi mentre cercavano cibo vicino a un centro di distribuzione sostenuto dagli Stati Uniti. Oltre 170 i feriti. Le autorità israeliane smentiscono e parlano di “colpi d’avvertimento” per allontanare dei sospetti. Anche la Gaza Humanitarian Foundation, attiva in loco, ha negato che vi siano state vittime causate dall’esercito, pubblicando video che mostrano una situazione tranquilla dopo l’alba. Ma le testimonianze dei sopravvissuti raccontano un’altra realtà. “Ho corso per 200 metri prima di accorgermi di essere stato colpito”, ha detto Mansour Sami Abdi, padre di quattro figli. Mohammad Daghmeh, 24 anni, ha raccontato di aver visto morire un uomo colpito alla testa mentre cercava di soccorrerlo. L’UNRWA ha definito la distribuzione degli aiuti “una trappola mortale” e ha chiesto che i convogli vengano gestiti direttamente dalle Nazioni Unite. Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha invocato un’indagine immediata e indipendente, affermando che “è inaccettabile che i palestinesi rischino la vita per procurarsi del cibo”. L’IDF, da parte sua, ha diffuso un video che mostra uomini armati tra la folla, puntando il dito su Hamas.
Israele respinge la tregua e amplia l’offensiva
Parallelamente, dopo che sabato scorso Hamas ha risposto al piano proposto dall’inviato USA Steve Witkoff chiedendo modifiche sulla durata e la distribuzione del rilascio degli ostaggi, Israele e Stati Uniti hanno respinto la controproposta. La palla è ora nelle mani di Qatar ed Egitto, che si sono detti pronti a intensificare gli sforzi diplomatici. Nel frattempo, però, sul terreno la guerra non rallenta. Il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Eyal Zamir, ha ordinato l’estensione dell’offensiva nelle aree settentrionali e meridionali di Gaza. “Siamo nel mezzo di un’operazione potente e incessante”, ha detto ai suoi soldati. “Hamas sta perdendo il controllo. Continueremo fino al ritorno di tutti gli ostaggi e alla distruzione della sua capacità militare e di governo”. L’operazione ha già causato circa 60mila morti tra i civili palestinesi, secondo stime locali.
Tensione globale: attacco incendiario in Colorado, Iran avverte gli USA
Il conflitto si riflette anche lontano da Gaza. A Boulder, in Colorado, un uomo ha lanciato un ordigno incendiario contro un corteo a favore degli ostaggi israeliani. Otto i feriti, alcuni con ustioni gravi. Il sospetto, un 45enne identificato come Mohamed Sabry Soliman, avrebbe agito da solo, urlando “Liberate la Palestina” prima di colpire. L’attentato ha alimentato l’allarme per la crescente ondata di antisemitismo negli Stati Uniti. Infine, si inasprisce il confronto tra Iran e Stati Uniti. Teheran ha definito “non negoziabile” il proprio diritto ad arricchire uranio per scopi civili, respingendo la proposta americana di aderire a un consorzio regionale. Il portavoce del ministero degli Esteri ha chiesto garanzie sulla fine delle sanzioni, mentre il capo negoziatore Abbas Araghchi ha annunciato che l’Iran risponderà ufficialmente nei prossimi giorni. L’AIEA, intanto, è stata accusata di parzialità e di compiacere Israele.