L’India ha lanciato un attacco missilistico contro nove obiettivi situati nel Kashmir amministrato dal Pakistan, in risposta all’attentato del 22 aprile che ha causato la morte di 26 turisti indiani. L’operazione, battezzata “Sindoor”, ha preso di mira quelle che Nuova Delhi ha definito strutture usate come campi di addestramento terroristico. Tuttavia, secondo il governo pakistano, l’attacco avrebbe coinvolto anche aree civili, causando danni significativi. Fonti ufficiali riportano che i missili indiani hanno colpito località come Muzaffarabad, Kotli e Bahawalpur, provocando almeno 3 morti e 12 feriti tra la popolazione. In risposta, il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha condannato l’azione definendola un “atto di guerra” e ha promesso una reazione ferma e decisa. Islamabad ha già risposto con bombardamenti lungo la Linea di Controllo, dichiarando inoltre di aver abbattuto due caccia dell’aviazione indiana. La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per il rischio di un’escalation tra le due potenze nucleari. Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, ha messo in guardia sottolineando che “il mondo non può permettersi un conflitto militare su questa scala”. Intanto, gli USA stanno monitorando attentamente gli sviluppi della situazione. Il presidente Donald Trump ha condannato l’attacco indiano definendolo “vergognoso”. Da parte sua, Nuova Delhi ha ribadito di aver condotto l’operazione in modo mirato, cercando di evitare danni a infrastrutture militari pakistane. Nonostante ciò, le rappresaglie già avviate dal Pakistan alimentano i timori di un conflitto su larga scala, che potrebbe aggravarsi rapidamente. Le tensioni tra i due Paesi hanno toccato un nuovo livello di gravità, riportando il Kashmir al centro di una crisi geopolitica di enorme portata. La regione continua a essere un nodo cruciale nella complessa relazione tra India e Pakistan, con conseguenze che potrebbero destabilizzare l’intero subcontinente.