
Mentre il conflitto in Ucraina prosegue senza sosta, Mosca e Washington tornano a parlarsi, ma la pace resta un’ipotesi fragile. Il presidente russo Vladimir Putin ha ricevuto per la quarta volta Steve Witkoff, emissario del presidente statunitense Donald Trump, in un incontro avvenuto ieri al Cremlino. Le immagini della stretta di mano sono state trasmesse dalla televisione di Stato russa, in un gesto che ha il sapore della diplomazia parallela. Il colloquio, cui hanno partecipato anche il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov e il capo del Fondo per gli investimenti diretti Kirill Dmitriev, arriva in un momento delicato. Mosca sembra voler lanciare segnali di apertura, ma sul campo la guerra continua a fare vittime. Un attentato a Balashikha, nei pressi della capitale russa, ha ucciso il generale Yaroslav Moskalik, figura chiave della difesa russa. Secondo fonti locali, un ordigno esplosivo è stato piazzato sull’auto che il militare stava raggiungendo. Moskalik, ex vicecapo della Direzione operativa dello Stato Maggiore, è rimasto ucciso sul colpo. Nel frattempo, il Ministero della Difesa russo ha annunciato di aver intercettato e distrutto nella notte 79 droni ucraini, la maggior parte dei quali lanciati sulla Crimea. Sul terreno, intanto, la guerra continua. I droni ucraini sfidano le difese russe, Mosca risponde con attacchi mirati e operazioni di sabotaggio, mentre cresce il rischio di coinvolgimenti esterni, come dimostra l’uso di armamenti nordcoreani. La diplomazia si muove su più binari, ma la sensazione è che nessuno abbia ancora in mano la chiave per chiudere il conflitto.
Missile nordcoreano su Kiev

Intanto, il presidente ucraino ha lanciato un grave allarme: il missile che ha colpito Kiev ieri all’alba sarebbe di fabbricazione nordcoreana. “Se confermato, sarebbe un’ulteriore prova dell’alleanza criminale tra Mosca e Pyongyang,” ha scritto su Telegram. Una notizia che, se verificata, potrebbe avere ripercussioni anche sul piano diplomatico con l’Asia orientale.
Questione Crimea
Sul fronte internazionale, gli Stati Uniti sembrano pronti a una proposta di compromesso: secondo documenti visionati da Reuters, Washington sarebbe disposta a riconoscere formalmente la Crimea come parte della Russia e a congelare le sanzioni contro Mosca. Una linea che però trova l’opposizione di Kiev e dei partner europei, i quali spingono per un cessate il fuoco preliminare e per discutere la questione territoriale solo in una fase successiva. A confermare questo clima di ambiguità è stato lo stesso Donald Trump, che durante un’intervista a Timeha dichiarato: “La Crimea resterà alla Russia. Zelensky lo sa, e lo sanno tutti.” Trump ha anche ribadito che la guerra in Ucraina “non sarebbe mai dovuta cominciare”, e ha promesso di voler risolvere la crisi in tempi rapidi. Accogliendo alla Casa Bianca il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, ha sottolineato l’urgenza di un accordo: “Sia la Russia che l’Ucraina vogliono la pace. Bisogna portarli al tavolo.”
Rutte: La palla è nel campo della Russia

Ma non tutti condividono l’ottimismo di Trump. Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha ammesso di non essere certo delle intenzioni di Vladimir Putin: “La palla ora è nel campo della Russia, ma non so se Putin voglia davvero la pace.” Anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso scetticismo: “Sono convinto che una pace giusta sia possibile, ma Putin non può pensare di annientare l’Ucraina. Mi auguro che capisca quanto la guerra sia dannosa anche per lui.”Da Mosca, tuttavia, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha ribattuto che la Russia è pronta a firmare un accordo. In un’intervista alla CBS, ha dichiarato che il suo Paese sta lavorando agli ultimi dettagli: “Trump ha ragione: ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Alcune clausole richiedono ulteriori aggiustamenti, ma siamo pronti.”
Sindaco Kiev: cessione territori per la pace

Un altro segnale inaspettato è arrivato da Kiev. Il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko, ha aperto a una possibilità che fino a pochi mesi fa sembrava inaccettabile: la cessione temporanea di alcuni territori per raggiungere una tregua. “È ingiusto, ma potrebbe essere una soluzione temporanea per la pace,” ha detto alla BBC, pur ribadendo che “l’Ucraina non accetterà mai un’occupazione permanente.” Un simile scenario rappresenterebbe un cambio di paradigma e riflette la crescente pressione – interna e internazionale – su Kiev per trovare una via d’uscita. Una “soluzione dolorosa”, come la definisce Klitschko, ma che forse rispecchia la consapevolezza dell’impossibilità di una vittoria netta sul campo.