Mentre a Doha si stavano tenendo i delicati negoziati tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco, ieri le operazioni militari israeliane si sono intensificate sia nella Striscia di Gaza che in Siria. Gli attacchi hanno provocato almeno otto morti e alimentato le tensioni diplomatiche, con la comunità internazionale che chiede il ripristino dell’elettricità a Gaza e condanna le azioni militari di Tel Aviv. Nel frattempo, un nuovo accordo tra le comunità druse e curde con la leadership siriana di Ahmed al-Sharaa apre scenari inediti per il futuro della Siria.
Raid Israeliani
Nella notte, l’esercito israeliano ha condotto una serie di attacchi mirati nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Cinque persone, tra cui due fratelli ventenni, sono state uccise nel corridoio di Netzarim, un’area strategica al centro dell’enclave palestinese. Il portavoce della protezione civile di Gaza, Mahmoud Bassal, ha confermato che le vittime facevano parte di un gruppo colpito durante un bombardamento aereo. L’azione militare israeliana si accompagna alla controversa decisione di interrompere la fornitura di elettricità alla Striscia di Gaza, già gravemente provata da carenze di acqua e cibo. Oltre all’Onu, Arabia Saudita, Qatar ed Egitto hanno duramente condannato la mossa, definendola una “flagrante violazione del diritto internazionale umanitario”.
In Cisgiordania, altre tre persone, tra cui una donna di 58 anni, sono state uccise a Jenin, portando a 34 il bilancio delle vittime negli ultimi 50 giorni di operazioni israeliane nell’ambito della missione “Muro di Ferro”. L’IDF ha giustificato gli attacchi dichiarando che i bersagli erano coinvolti in “attività sospette” e rappresentavano una minaccia per le truppe di terra. Anche la Siria è stata colpita dagli attacchi aerei israeliani. L’IDF ha dichiarato di aver distrutto installazioni radar e siti di intelligence nel sud del paese, ritenuti pericolosi per Israele. Tra gli obiettivi colpiti figurano anche postazioni di comando e depositi di armi appartenenti alle forze governative siriane.
Trump e il ruolo degli Stati Uniti
Sul fronte diplomatico, gli Stati Uniti mantengono un ruolo centrale nelle trattative tra Israele e Hamas. Il presidente Donald Trump ha espresso il suo “pieno sostegno” ai colloqui condotti dall’inviato speciale per gli ostaggi, Adam Boehler. Fonti di Hamas hanno riferito al quotidiano saudita Asharq Al-Awsat che gli incontri con gli americani sono stati “positivi”, ma richiederanno tempo per portare a risultati concreti. Secondo Boehler, Hamas avrebbe proposto una tregua di cinque-dieci anni senza impegnarsi formalmente al disarmo, sostenendo che tale questione possa essere affrontata solo nel quadro di un processo politico volto alla creazione di uno Stato palestinese. Questo aspetto ha irritato Tel Aviv, che vede la mancata rinuncia alle armi come una minaccia alla sicurezza a lungo termine. Una fonte israeliana, citata dal Times of Israel, ha rivelato che Hamas sarebbe disposto a un’estensione della tregua senza passare alla “fase due” dell’accordo, probabilmente in cambio del rilascio di prigionieri di alto profilo detenuti in Israele. Il disaccordo tra Washington e Tel Aviv è evidente: mentre gli Stati Uniti hanno inviato l’inviato speciale Steve Witkoff con pieni poteri negoziali, la delegazione israeliana a Doha non ha l’autorità per prendere decisioni definitive.
Israele rilascia cinque detenuti libanesi
In un gesto di distensione, Israele ha annunciato la liberazione di cinque cittadini libanesi catturati durante il conflitto con Hezbollah. La decisione è stata presa “in coordinamento con gli Stati Uniti” e come “gesto di buona volontà” nei confronti del nuovo presidente del Libano, secondo quanto dichiarato dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
Siria: accordo tra drusi, curdi e il governo
Nel frattempo, un’importante svolta politica si registra in Siria. La nuova amministrazione guidata da Ahmed al-Sharaa ha siglato un accordo con le autorità druse di al-Suwayda e con le Forze Democratiche Siriane (SDF), coalizione a guida curda. Secondo Al Jazeera, l’intesa prevede l’integrazione delle forze di sicurezza locali nelle istituzioni statali siriane e la nomina di un governatore centrale per la regione drusa. Questo patto rappresenta un tentativo di stabilizzare il paese e ridurre le tensioni tra le diverse fazioni dopo anni di guerra civile.