Circa 165 donne sono state stuprate dopo un’evasione di massa da una prigione nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Secondo le Nazioni Unite, il 27 gennaio, i detenuti della prigione di Muzenze, approfittando del caos generato dall’avanzamento del gruppo ribelle M23 verso la città orientale di Goma, hanno iniziare a fuggire. “I funzionari della RDC riferiscono che almeno 165 donne sono state violentate da detenuti maschi durante l’evasione di massa dalla prigione”, ha affermato l’ONU. Mercoledì, in un briefing da Goma, Vivian Van de Perre, rappresentante delle Nazioni Unite per la RDC, ha dichiarato che la situazione è “ancora molto instabile”. Molti residenti stanno fuggendo perché “le condizioni sono terribili” e hanno paura di epidemie nei campi. Ha aggiunto che l’ONU non è stata “in grado di verificare di persona cosa sia accaduto esattamente” nella prigione. I commenti sono arrivati mentre, più a sud, i ribelli dell’M23, sostenuti dal Ruanda, si spostavano nella città mineraria di Nyabibwe, avvicinandosi ulteriormente al capoluogo di provincia, Bukavu. Il Ruanda afferma di agire per legittima difesa e per proteggere l’etnia Tutsi. La presa di Goma da parte dell’M23 la scorsa settimana ha provocato lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone e alimentato i timori di una guerra regionale più ampia. Venerdì, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha avvertito che l’escalation potrebbe portare a un maggiore ricorso alla violenza sessuale come arma di guerra da parte di gruppi armati rivali. Venerdì l’OHCHR ha verificato le segnalazioni di stupri di 52 donne da parte delle truppe congolesi nel Sud Kivu. L’anno scorso, l’organizzazione umanitaria “Medici Senza Frontiere” ha dichiarato di aver curato oltre 25.000 sopravvissute a violenza sessuale nella RDC nel 2023, il numero più alto mai registrato nel Paese.