Ma dormo o son desto? Sentite quello che dice Vittorio Colao, intervistato da Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera di mercoledì scorso.“Mai lasciarsi sfuggire una crisi. Questa è l’occasione per ricostruire la macchina dello Stato. Di più, è l’occasione per rilanciare tutto il sistema Italia”. Insomma, è giunta l’ora. Ma cosa propone Colao? Non vuole certo la luna nel pozzo, ma….poco ci manca. Vorrebbe ammodernare i modelli commerciali delle nostre imprese; aumentare la partecipazione femminile al lavoro; sostenere la natalità, aiutando le madri che lavorano; massimizzare l’utilizzo dei beni culturali, artistici, ambientali; riaprire i corridoi turistici, financo estendere le stagioni. E per le imprese, che facciamo? Vanno aiutate sul fronte della liquidità; vanno ammodernate le strutture produttive e distributive, con meno burocrazia e meno complicazioni.
Se lo Stato farà bene la sua parte, assicura Colao, tra 12-18 mesi potremmo aver superato la tempesta.
Basta così! Ha praticamente detto tutto. Poi però ci assale un dubbio: Prima che dilagasse questa terribile pandemia, non erano, quelle richiamate da Colao, le linee guida e le promesse dei Governi Conte Uno e Due?
C’era veramente bisogno di una Task Force per capire che questa immensa sciagura impone una guida sicura, una barra dritta, con coraggio, prudenza e tanto buon senso? Il virus è stato capace, in poche settimane, di rivoluzionare le nostre vite. Ma noi italiani saremo capaci non dico di rivoluzionare, ma almeno di riformare il nostro Stato? Vittorio Colao ha detto che lui vorrebbe fare la rivoluzione ma…… non ha nessuna intenzione di far politica. E come dargli torto? Quel grande giornalista che fu Tiziano Terzani, nel suo libro “Buonanotte, Signor Lenin”, scrisse: “Le rivoluzioni costano carissime, richiedono immensi sacrifici e perlopiù finiscono in spaventose delusioni”. Chissà, per noi italiani, questa potrebbe essere la volta buona. Vero, Signor Colao?