Dalle tensioni con gli USA per il Piano Casa del governo De Gasperi alla crisi della “Notte di Sigonella” del presidente Craxi, l’Italia difese anche con l’alleato americano la sua sovranità e le sue priorità. D’altronde siamo pur sempre il Paese di Machiavelli e della Ragion di Stato
Sono giorni di tensioni istituzionali tra Governo e magistratura. Si potrebbe dire che la storia si ripete con puntualità sospetta. Gli eventi Nazionali sono spesso scanditi da incursioni esterne che forzano la legittimità degli Esecutivi (e della volontà popolare) alzando la soglia dello scontro. La vicenda all’ordine del giorno è quella del presidente Giorgia Meloni destinataria (insieme al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano), di un avviso di garanzia della procura di Roma per favoreggiamento e peculato nel caso del rimpatrio del capo della polizia giudiziaria di Tripoli. Per il Centrodestra – con i dubbi legittimi sorti dopo le vistose proteste durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario, – la vicenda si inserisce in un periodo di tensione tra Esecutivo e ordinamento giudiziario a causa della riforma della giustizia. Le opposizioni gridano allo scandalo e attaccano premier e Governo di aver scarcerato e rimpatriato il capo della polizia giudiziaria di Tripoli, il libico Najeem Osama Almasri. Sui crimini di Almasri stava indagando la Corte penale internazionale che ha poi emesso un mandato di cattura. C’è chi osserva e si chiede come Almastri abbia “girato in Europa da giorni indisturbato”, e come osserva il ministro Antonio Tajani: “Perché la Corte penale europea non chiese arresto ad altri Paesi?”.
La tutela dell’interesse nazionale
Ci sono quindi tutti gli ingredienti perché la storia continui su un binario diverso dai fatti per essere dirottati su quello dello scontro politico tutto interno. Il Centrosinistra – sponsorizzando l’iniziativa della procura di Roma – spera di ricavarne un vantaggio di consensi ma è un boomerang, i primi sondaggi già confermano come il presidente del Consiglio Giorgia Meloni abbia accresciuto positivamente il suo prestigio personale e politico e con lei il suo partito Fratelli d’Italia. C’è un punto infatti che non sfugge all’opinione pubblica, che la “ragione di Stato” può avere un ruolo determinante nelle scelte di tutela dell’interesse nazionale. Gli esempi non mancano in tempi recentissimi, durante la crisi sanitaria, del Covid 19 il Governo italiano – prima con i presidenti Giuseppe Conte e poi con Mario Draghi -, ha preso decisioni drastiche, come i lockdown e le restrizioni alle libertà individuali, giustificandole con la necessità di proteggere la salute pubblica e l’ordine sociale.
Il piano Casa e la crisi di Sigonella
Per essere più precisi e sempre sul filo della ragione di Stato vogliamo ricordare due fatti importati che fanno parte della storia d’Italia. Il primo è piano INA-Casa (1949-1963), passato alle cronache come il “Piano Fanfani”, che prese avvio sotto l’allora Governo del presidente Alcide De Gasperi, il ministro Amintore Fanfani avviò nel luglio del 1949 i primi lavori; dopo 14 anni, il piano realizzò 350 mila alloggi, diede lavoro a 600 mila addetti alla costruzione. Perché lo citiamo? Per il fatto che gli Stati Uniti (da cui dipendevano economicamente nell’immediato dopoguerra) erano fortemente contrari. Venne stilato un documento il “rapporto Hoffman” in cui si criticava duramente l’intenzione, da parte del Governo italiano, di utilizzare parte dei fondi del Piano Marshall, per sostenere il “Piano Fanfani”. Per l’America, l’Italia doveva, invece, favorire l’acquisto dei prodotti statunitensi.
Il Governo con De Gasperi, ossia lo statista filo atlantico per eccellenza non esitò a far prevalere le ragioni dello Stato Italiano. Il Piano doveva servire a togliere da tuguri e baracche milioni di famiglie, e incrementare l’occupazione operaia costruendo vere case per i lavoratori. Nacquero grandi e nuovi quartieri con a disposizione servizi inediti ed essenziali come gli asili, uffici postali, collegamenti viari e di mezzi pubblici. De Gasperi e Fanfani e la Democrazia Cristiana riuscirono in un miracolo non solo a realizzare alloggi e creare occupazione ma anche consolidare i rapporti con gli Stati Uniti e nel contempo a difendere gli interessi dello Stato italiano. Altro esempio che ci preme ricordare è quello del presidente del Consiglio Bettino Craxi. Correva l’anno 1985 quando il Governo dovette gestire la cosiddetta “Notte di Sigonella”,la base aerea in Sicilia teatro di una difficilissima crisi diplomatica tra Italia e l’America del presidente Donald Reagan. In ballo la la sorte di alcuni terroristi palestinesi che avevano dirottato la nave da crociera italiana la Achille Lauro, uccidendo un passeggero statunitense Leon Klinghoffer. Per il presidente Craxi la vicenda doveva essere chiarita in tutti i suoi aspetti giudiziari in Italia, i componenti dovevano essere processati in Italia. C’erano inoltre coinvolti anche due mediatori che non avevano preso parte al dirottamento della nave.
Dall’altro capo dell’oceano invece il presidente Reagan aveva come obiettivo quello di prendere in consegna sia i 4 terroristi che i due mediatori. La situazione precipitò e nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 1985, tra uomini del Vam (Vigilanza Aeronautica Militare) e dei Carabinieri da un lato e, dall’altro lato, militari della Delta Force americana. Si arrivò quasi ad uno scontro a fuoco. Infine l’Italia difese il suo ruolo di “Nazione Sovrana”, e per competenza il processo venne svolto a Genova. I sequestratori furono condannati ad ergastoli e pene severe. Ne susseguirono altre vicende ma sul piano diplomatico e personale annotiamo che il presidente americano Donald Reagan scrisse successivamente una lettera personale a Craxi, in cui lo chiama per nome: “A dispetto delle divergenze, l’amicizia tra i nostri Paesi e l’impegno comune nella lotta al terrorismo non sono in discussione”.
Ragion di Stato, la lezione di Machiavelli
Sono due esempi dove l’Italia e i Governi di diverso segno politico hanno dimostrato di avere determinazione e capacità di gestire crisi che stridevano con le normative internazionali, ma vennero prese le decisioni necessarie per la stabilità e la sicurezza della nazione. Ci permettiamo di aggiungere che siamo sempre nel solco istituzionale e politico del nostro fondatore Alcide De Gasperi, che si batté per una Italia forte, autonoma e libera, usando la legalità, la diplomazia e tutto ciò che poteva essere di aiuto al bene del Paese e dei suoi cittadini. Si è agito nel solco profondissimo che ci lega ad una storia che ha visto proprio la “Ragione di Stato”, nascere nella nostra Patria con Niccolò Machiavelli e le sue teorie sulla politica, espresse in opere come Il Principe; e ancora possiamo rivendicare nel passato l’azione della repubblica Serenissima di Venezia che aveva una sua forte autonomia territoriale e giuridica. Infine come sappiamo la Guerra Fredda e la lotta tra blocchi ha esposto l’Italia a molte decisioni politiche e diplomatiche non sempre facili. Ed è una storia che ci ha visto presenti e protagonisti nel perseguire soluzioni diplomatiche complesse e irte di problemi.
Le opposizioni riflettano
Oggi il Governo del presidente Giorgia Meloni ne siamo certi ha agito in difesa degli interessi dello Stato. L’aver esposto invece il Premier a livello internazionale ai venti di da una crisi interna è un errore che doveva essere evitato proprio in un momento internazionale delicatissimo. Ci sono guerre in corso, ci sono contrasti economici e geo politici che devono essere discussi e negoziati. Ci sono questioni nel Mediterraneo che possono evolversi in modi imprevedibili e preoccupanti per la nostra Penisola. In tutto questo le opposizioni a cui ci appelliamo, senza che venga pregiudicato il loro ruolo politico, possono essere partecipi di uno sforzo dell’Italia nel garantire il suo ruolo internazionale. Fare quadrato con lo Stato è una necessità oltre che un interesse nazionale. Agitare il caos, confidare nelle elezioni per qualche consenso in più, può rivelarsi, invece, un calcolo sbagliato e un danno enorme per il bene dello Stato e della sua stabilità.