sabato, 23 Novembre, 2024
Esteri

Escalation in Medio Oriente: raid israeliano a Beirut e mandato d’arresto della CPI per Netanyahu

Un attacco aereo condotto dall’esercito israeliano ha raso al suolo un edificio di otto piani situato in Maamoun Street, nel quartiere centrale di Basta a Beirut. L’operazione, che ha utilizzato bombe anti-bunker, ha provocato almeno 11 morti e 63 feriti, ma il bilancio delle vittime è ancora incerto poiché i soccorritori continuano a scavare tra le macerie. Secondo fonti ufficiali libanesi, molti degli abitanti erano civili, compresi donne e bambini.

Israele ha rivendicato l’attacco, dichiarando che l’obiettivo era Muhammad Haydar, un alto comandante di Hezbollah. Haydar è considerato uno degli uomini più vicini al leader del gruppo sciita, Hassan Nasrallah. Tuttavia, non è ancora chiaro se Haydar fosse presente nell’edificio al momento del raid.

Beirut sotto attacco

L’uso di bombe anti-bunker ha amplificato la distruzione: un enorme cratere è visibile sul luogo dell’esplosione e i danni si estendono agli edifici circostanti. Nella stessa notte, altri raid hanno colpito le aree di Chiyah e Ghobeiry, tradizionalmente considerate roccaforti di Hezbollah. Prima degli attacchi, Israele aveva diffuso avvisi di evacuazione tramite volantini e messaggi radio, ma molti civili non sono riusciti a lasciare le loro abitazioni in tempo.

La comunità internazionale ha reagito con preoccupazione, sottolineando il rischio di un’escalation nel conflitto tra Israele e Hezbollah. L’Onu ha ribadito l’importanza di proteggere i civili e ha esortato entrambe le parti a evitare attacchi nelle vicinanze delle sue postazioni nel sud del Libano.

La CPI emette un mandato d’arresto per Netanyahu

A complicare ulteriormente il contesto geopolitico, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso un mandato d’arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Entrambi sono accusati di crimini di guerra e contro l’umanità, legati principalmente alle operazioni militari nella Striscia di Gaza.

L’accusa della CPI include l’uso sproporzionato della forza contro la popolazione civile e la distruzione di infrastrutture essenziali durante i bombardamenti su Gaza. Netanyahu ha respinto con fermezza le accuse, definendole “politicamente motivate” e un tentativo di delegittimare Israele. “Non smetteremo di difendere il nostro paese contro il terrorismo,” ha dichiarato il premier.

Reazioni globali

La decisione della CPI ha spaccato l’opinione pubblica internazionale. Paesi come la Francia e il Regno Unito hanno chiesto il rispetto del diritto internazionale, mentre gli Stati Uniti hanno criticato il mandato, definendolo “un attacco contro la sovranità israeliana”. In Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato duramente: “Paragonare Netanyahu a terroristi è assurdo.” Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha aggiunto che il governo italiano analizzerà il caso, pur ribadendo il sostegno a Israele come “unico stato democratico della regione.”

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