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Terziario, produttività in aumento: ma i salari sprofondano

mercoledì, 20 Novembre 2024
1 minuto di lettura

I salari reali nel settore terziario in Italia hanno subito un calo drammatico del 8% nell’ultimo decennio, con una flessione ancora più marcata nel commercio, dove il crollo raggiunge un inquietante 15%. Un paradosso, considerando che nello stesso periodo la produttività del lavoro è cresciuta del 16,3%. Ma, di questa crescita, i lavoratori non hanno beneficiato: nessuna redistribuzione è avvenuta. Questa è la fotografia scattata dalla ricerca della Uiltucs, il sindacato del terziario affiliato alla Uil, che ha analizzato i dati su salari e contrattazione collettiva in Italia e li ha confrontati con quelli di otto altri Paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Spagna e Svezia).

Dall’analisi emerge che i salari nominali medi in Italia si collocano al penultimo posto rispetto agli altri Paesi considerati, con un valore medio di poco superiore a 30.000 euro annui, contro un range tra i 41.000 e i 62.000 euro negli altri Stati. In termini reali, i salari italiani hanno registrato un calo significativo, mentre negli altri Paesi europei sono cresciuti tra il 2% e il 15%. In particolare, il settore terziario ha subito un’erosione ancora più grave: i salari sono scesi dell’11,4% rispetto all’indice Ipca-Nei e del 13,5% rispetto all’inflazione reale calcolata sull’indice Nic.

Pochi benefici

La produttività del lavoro, invece, ha continuato a crescere in tutti i settori italiani, con una media del +3,2%. Nel macrosettore dei servizi, che include commercio, turismo, trasporti e logistica, l’aumento è stato del 7,8%, con un picco nel commercio, dove la produttività è salita del 16,3%, ben oltre la media nazionale. “Nonostante la pandemia e le sue conseguenze – ha spiegato Paolo Andreani, Segretario generale di Uiltucs – le imprese del commercio hanno accumulato utili enormi, con un aumento del margine operativo lordo del 44,9% tra il 2015 e il 2021. Però questi utili non sono stati reinvestiti in modo significativo, con gli investimenti nel settore cresciuti di appena l’1,6%. Questa mancanza di redistribuzione ha contribuito alla stagnazione economica e alla spirale inflattiva”.

La ricerca della Uiltucs non si limita a una denuncia, ma propone anche una soluzione: una riforma strutturale del sistema di contrattazione collettiva. Tale riforma sarà presentata domani, 21 novembre, durante un evento pubblico alla presenza delle principali controparti del settore.

“La produttività del lavoro nel commercio è cresciuta cinque volte più della media degli altri settori, ma non è stata minimamente redistribuita ai lavoratori. Questo scenario, combinato con la caduta del potere d’acquisto, ha spinto molti lavoratori del terziario in una condizione di povertà lavorativa” ha sottolineato Andreani. “Una seria riforma del sistema contrattuale non è più rinviabile se vogliamo restituire dignità al mondo del lavoro”.

Martina Miceli

Liceale e Speaker radiofonica

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