“Mentre in ambito accademico la didattica a distanza è una realtà consolidata, come nel caso dell’Università telematica Pegaso, e anche le Università non telematiche in questi giorni si sono organizzate per far fronte all’emergenza, la scuola non era affatto preparata a una simile modalità d’insegnamento. Adesso la didattica a distanza è diventata obbligatoria con il Decreto Legge e ha colto preparati sia i docenti che le famiglie”.
Lo ha detto il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, nel corso dell’incontro, organizzato dall’Università telematica Pegaso, “L’impatto delle misure anticrisi sul mondo del lavoro”, in diretta su Facebook.
Alla domanda, posta dal giornalista Nicola Porro, su come il tema della formazione possa rappresentare un’opportunità per uscire dall’attuale crisi, Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha affermato che bisogna distinguere il piano del mondo universitario da quello scolastico.
“Per quanto riguarda il ritorno a scuola nella cosiddetta Fase 2 dell’emergenza Coronavirus, rispetto a Paesi come la Danimarca dove gli asili nido sono tornati attivi, c’è da dire che in Italia la situazione è differente, anche perché, nel giro di pochi anni, sono stati tagliati circa 10mila plessi; questa situazione ha fatto sorgere il problema delle ‘classi pollaio’, che porta alla formazione di classi con un minimo di 22 alunni e un massimo di anche 35 alunni.
Per poter adottare il distanziamento sociale in Italia dovremmo avere non più di 16 alunni per classe”, ha proseguito Pacifico. Riguardo all’importanza della tutela della salute degli alunni, a proposito degli Esami di Stato, il leader dell’Anief ha affermato che quasi sicuramente gli esami non potranno essere svolti in presenza, “visto che probabilmente il 18 maggio non si farà ritorno in classe”. In conclusione, Pacifico si è detto fiducioso del fatto che le cose andranno bene se tutti i lavoratori, e più in generale i cittadini, si prenderanno le proprie responsabilità per uscire il prima possibile da questa situazione, affermando anche che “la responsabilità del Governo è quella di ascoltare le parti sociali, per un’ottima risoluzione della condizione che stiamo vivendo”.