venerdì, 22 Novembre, 2024
Sanità

Medici italiani tra i meno pagati d’Europa

L'analisi di Anaao Assomed

I medici italiani si confermano tra i meno pagati d’Europa, con una retribuzione che dal 2015 al 2022 ha registrato un calo del 6,2%, mentre la spesa per i contratti a tempo indeterminato è diminuita del 2,8%. Questo è il quadro presentato dall’Anaao Assomed, che lancia un allarme sulla necessità urgente di adeguare i salari e migliorare le condizioni di lavoro nel settore sanitario, proprio mentre si discute una nuova legge finanziaria priva, al momento, di risorse sufficienti per affrontare questo problema. La Federazione europea dei medici salariati ha analizzato i salari del personale medico in 21 Paesi europei, rivelando una chiara penalizzazione per i professionisti italiani rispetto ai loro colleghi stranieri, sin dalla fase di formazione specialistica. La remunerazione dei medici italiani in formazione si pone al quintultimo posto in Europa, superando solo Spagna, Grecia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Paesi come Germania, Paesi Bassi, Austria e Svezia investono sin dall’inizio della carriera, mentre Romania, Bulgaria e Croazia, che negli anni scorsi presentavano salari meno competitivi, hanno recentemente migliorato le condizioni economiche dei loro medici, trattenendo molti giovani professionisti.

Il divario retributivo tra i medici italiani e quelli di altri Paesi industrializzati si mantiene anche tra i dirigenti, soprattutto nella fascia di esperienza tra 0 e 10 anni. Solo tra i medici senior, con oltre 25 anni di anzianità, l’Italia recupera posizioni, ma questo dato rappresenta una falsa consolazione. “I professionisti senior sono spesso stanchi e insoddisfatti di esercitare nel sistema pubblico”, ha affermato Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale di Anaao Assomed. “Con una lunga esperienza alle spalle, molti trovano migliori opportunità economiche e di carriera nel settore privato”.

Situazione allarmante

In aggiunta ai salari bassi, i medici italiani devono affrontare condizioni di lavoro sempre più difficili. Tra le cause principali di insoddisfazione si trovano il mancato rispetto dei contratti, scarse opportunità di carriera, una sicurezza lavorativa compromessa dall’aumento delle aggressioni (16.000 casi nel 2023) e un alto numero di denunce civili e penali (35.000 l’anno). Inoltre, i dati di Anaao Assomed riportano che circa 8.000 dirigenti medici hanno lasciato il servizio pubblico nell’ultimo anno e mezzo. Di fronte a questa crisi, i sindacati medici hanno annunciato una giornata di sciopero e una manifestazione nazionale per il 20 novembre. “Occorre un cambio di rotta immediato”, dichiara Di Silverio. “Saremo in piazza, e questa giornata, in assenza di risposte positive, non resterà isolata. Se il governo non è l’unico responsabile della situazione attuale della sanità italiana, potrebbe tuttavia essere responsabile di un colpo di grazia a un sistema sanitario nazionale in crisi profonda”.

Per i sindacati, la questione dei salari dei medici è strettamente politica, poiché riguarda non solo il valore del lavoro dei professionisti, ma anche la sostenibilità dell’intero sistema sanitario. “Una politica retributiva inadeguata disincentiva la formazione e alimenta le fughe”, sottolinea Di Silverio, ribadendo l’urgenza di una risposta concreta da parte delle istituzioni.

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