giovedì, 14 Novembre, 2024
Società

Cgil, Cisl e Uil. Rinnovo contratti, confronto con il Governo. I sindacati: l’Italia ha bisogno di risposte concrete

Appuntamento per martedi al Mit per scongiurare lo sciopero del 29 novembre

“Apprezziamo l’impegno e la disponibilità del vice ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Edoardo Rixi, il quale ha compreso e condiviso le priorità poste da noi sindacati nel corso dell’ incontro”: è quanto ha dichiarato la Cisl a margine della convocazione al Mit, durante la manifestazione nazionale indetta in occasione dello sciopero del Trasporto Pubblico Locale. “La priorità è il rinnovo del Contratto Collettivo nazionale di settore, quindi si è stabilito l’ avvio ufficiale di un tavolo di confronto su questo tema a partire da martedì 12 novembre in sede ministeriale. Un confronto che coinvolgerà tutte le parti in causa, associazioni datoriali e organizzazioni sindacali firmatarie del Ccnl”.” Allo stesso tempo – prosegue la nota – seguiranno collateralmente dei tavoli di confronto sui temi della sicurezza, vista l’escalation del fenomeno delle aggressioni al personale negli ultimi mesi. Su questo punto confidiamo che il Protocollo antiaggressioni siglato tra Mit, Ministero dell’Interno, Conferenza Stato-Regioni, Anci, associazioni datoriali e sindacati, divenga presto operativo”.

Uil: risposte concrete

Dalla Uil, il segretario generale Pier Paolo Bombardieri, dice: “Siamo convinti che le condizioni reali del Paese abbiano bisogno di risposte concrete”. “Il recupero della perdita del potere d’acquisto del 16% di salari e pensioni è una priorità e, poi, ci sono i temi della sicurezza sul lavoro, del fisco, della sanità e delle pensioni: su questi punti – ha sottolineato Bombardieri – i sindacati si ritengono insoddisfatti. Questo è un Paese complicato: qualche anno fa, qualcuno dava la colpa ai sindacati per la mancata crescita dei salari, ma – ha rimarcato il leader della Uil – ora che stiamo facendo una battaglia per far recuperare la perdita del potere d’acquisto veniamo definiti estremisti. Peraltro, la conferma del cuneo fiscale, non fa crescere i salari, ma consolida solo quello che è già in busta paga, cosicché quella di gennaio 2024 sarà uguale, se non addirittura di poco inferiore, a quelle di quest’anno. Ad oggi – ha concluso Bombardieri – non ci sono i margini per modificare la manovra, che è stata presentata come blindata, e il confronto con il governo di domani sera, purtroppo, partirà da questo presupposto”.

Cgil: 120mila lavoratori a rischio

Pino Gesmundo, della Cgil, sottolinea come “oggi il difficilissimo compito di riportare il Governo con i piedi per terra viene assunto dall’Istat. Siamo al ventesimo mese consecutivo di calo della produzione industriale, e i dati sull’andamento dell’economia non sono migliori”. “La narrazione di un Paese in crescita – continua l’esponente della Cgil – che ha riconquistato un forte ruolo europeo e internazionale e che ha invertito la tendenza non è credibile”. “I tentativi di sviare l’attenzione dalla reale situazione economica non possono reggere di fronte alla cruda realtà dei numeri, e le continue rassicurazioni del Ministro del Made in Italy, che è sistematicamente ‘in procinto’ di presentare soluzioni a crisi mai risolte, si scontrano con la realtà di una totale passività ai tavoli di crisi aziendali”.

Crisi auto e mobilità

“Qui – sottolinea l’esponente della Cgil, – non si vedono misure concrete, ma solo approcci meramente notarili e passivi che portano a chiusure, riduzioni occupazionali e processi di delocalizzazione. Che scaricano i loro effetti sugli oltre 120.000 lavoratori a rischio a causa delle trasformazioni, di cui 70.000 solo nell’automotive, 25.459 nella siderurgia, 8.000 nell’energia (centrali a carbone e cicli combinati), 2.000 nel settore elettrico, 4.094 nella chimica di base, 3.473 nel settore del petrolchimico e in quello della raffinazione, 8.000 nelle telecomunicazioni, per non parlare delle gravi ricadute di tali crisi sulla filiera degli appalti. E solo per citare le crisi formalmente riconosciute. Lavoratrici e lavoratori in carne ed ossa – conclude Gesmundo – che, a differenza della Presidente Meloni, hanno oggi più che mai bisogno che si difendano i loro diritti sindacali e del lavoro”. “Se il Governo non intende ascoltare le ragioni dello sciopero generale indetto per il 29 novembre dalla Cgil e dalla Uil, almeno prenda in considerazione i report dell’Istat pubblicati negli ultimi due anni. È tempo di agire, non più di proclamare successi che non ci sono”.

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