Una fuga di metano ha scatenato un’esplosione in una miniera di carbone nell’Iran orientale, causando la morte di circa 30 persone e il ferimento di altre 17. Si stima che altri 24 minatori siano rimasti intrappolati all’interno. L’incidente è avvenuto in una miniera di carbone a Tabas, circa 540 chilometri a sud-est di Teheran. Le autorità hanno inviato personale di emergenza nella zona dopo l’esplosione di sabato sera. Circa 70 persone stavano lavorando al momento dell’esplosione e si ritiene che 24 di loro siano ancora intrappolate. Il governatore provinciale Mohammad Javad Qenaat ha confermato alla televisione di Stato che 30 minatori sono morti e 17 sono rimasti feriti. Il nuovo presidente riformista dell’Iran, Masoud Pezeshkian, in procinto di recarsi a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato di aver ordinato tutti gli sforzi possibili per salvare le persone intrappolate e supportare le loro famiglie. Ha inoltre annunciato l’avvio di un’indagine sull’incidente. L’Iran, produttore di petrolio, è anche ricco di vari minerali. Consuma circa 3,5 milioni di tonnellate di carbone l’anno, ma ne estrae solo circa 1,8 milioni di tonnellate, importando il resto, spesso destinato alle acciaierie del paese. Non è il primo disastro a colpire l’industria mineraria iraniana: nel 2013, 11 lavoratori sono morti in due incidenti separati, mentre nel 2009 altri 20 lavoratori hanno perso la vita in vari incidenti. Nel 2017, un’esplosione in una miniera di carbone ha ucciso almeno 42 persone. Spesso, le cause dei decessi sono attribuite alla scarsa sicurezza e all’inadeguatezza dei servizi di emergenza nelle aree minerarie.