mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Società

Viaggio Apostolico. Papa Francesco: “Il centro della Chiesa sono le periferie”

Nel secondo giorno a Timor-Leste, il Pontefice ha invitato i religiosi a diffondere il profumo del Vangelo

“C’è bisogno che il profumo del Vangelo arrivi ovunque, per combattere la corruzione. Ricordiamo che nel Vangelo i confini sono il centro e una Chiesa che non è capace di andare ai confini e che si nasconde nel centro è una Chiesa molto malata”. Si potrebbe riassumere così l’intervento che ieri Papa Francesco ha tenuto durante l’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate, i seminaristi e i catechisti, avvenuto nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione a Dili, nello Stato di Timor-Leste.

Periferie centro del Vangelo

Uno dei temi centrali del discorso del Papa è stato l’importanza delle periferie nella vita della Chiesa. “Proprio perché è ai confini del mondo, sta al centro del Vangelo”, ha affermato Francesco, riferendosi a Timor-Leste come un esempio di una Chiesa che vive in prima linea. Ha evidenziato il paradosso evangelico secondo cui “nel cuore di Cristo le periferie dell’esistenza sono il centro”, e ha criticato una Chiesa che si nasconde nel centro, definendola “molto malata”. Francesco ha lodato la capacità della Chiesa timorese di guardare fuori, di mandare missionari e di vivere il Vangelo ai confini, sostenendo che una Chiesa così “è al centro della Chiesa universale”.

Il rischio della corruzione

Il Vescovo di Roma ha affrontato anche il delicato tema della corruzione, lanciando un monito alla comunità religiosa e civile di Timor-Leste. “State attenti! Tante volte la corruzione può entrare nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie”, ha avvertito, esortando i presenti a diffondere il “profumo del Vangelo” come antidoto alle ingiustizie sociali. Ha collegato la diffusione del Vangelo alla promozione di valori come la riconciliazione, la pace e la giustizia, fondamentali per contrastare la corruzione, la violenza, l’alcolismo e la mancanza di rispetto per le donne.

Le parole ai religiosi

Bergoglio ha elogiato l’impegno delle religiose nel curare e accompagnare i più bisognosi, invitandole a essere “madri del popolo di Dio” e a creare comunità attraverso il loro servizio. “Le donne sono la parte più importante della Chiesa”, ha dichiarato, riconoscendo il ruolo cruciale delle suore nel portare avanti l’opera della Chiesa, specialmente nel sostegno ai più vulnerabili.
Rivolgendosi ai sacerdoti, il Papa ha messo in guardia contro la tentazione del potere e della mondanità. Ha ricordato loro che il loro ministero è un servizio, non un prestigio sociale, e ha sottolineato l’importanza di mantenere una stretta connessione con il popolo. “Il diavolo entra sempre dalle tasche”, ha detto con una punta di ironia, invitando i sacerdoti a evitare di cadere nella trappola del denaro e a restare fedeli alla loro vocazione di servitori.
Il Santo Padre ha poi invitato la comunità cattolica a impegnarsi in un rinnovato slancio nell’evangelizzazione, affinché il messaggio del Vangelo raggiunga tutti gli strati della società timorese. Ha sottolineato l’importanza dell’inculturazione della fede, esortando la Chiesa a esprimere il Vangelo attraverso i valori della cultura locale, ma anche a purificarla alla luce della dottrina cristiana. “Se una Chiesa non è capace di inculturare la fede, sarà una Chiesa eticista e senza fecondità”, ha affermato, ribadendo l’importanza di adattare la predicazione del Vangelo ai contesti culturali specifici.
Nel finale del suo messaggio, Francesco ha incoraggiato i presenti a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, ricordando che “Dio sa come prendersi cura di coloro che ha chiamato e inviato nella sua missione”. Ha concluso esprimendo gratitudine per il lavoro degli anziani, sacerdoti e religiosi che hanno speso la loro vita al servizio della comunità, definendoli come modelli da seguire. “Amate la povertà come la vostra sposa”, ha esortato, invitando tutti a mantenere uno spirito di servizio e umiltà nella loro missione evangelizzatrice.

L’omelia

L’omelia, effettuata davanti a una folla di 600mila persone riunite nella spianata di Taci Tolu a Dili, è stata incentrata sull’importanza della semplicità e dell’umiltà, rappresentata dalla nascita di un bambino. Citando il profeta Isaia, il Papa ha ricordato: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”, enfatizzando come Dio scelga di manifestarsi attraverso la fragilità di un neonato per aprire i cuori alla tenerezza e all’amore.
Ha criticato il rischio del materialismo e dell’egoismo che spesso accompagnano la prosperità, mettendo in guardia contro la presunzione di bastare a sé stessi e l’abbandono dei più deboli. “C’è tanta ricchezza, ma il benessere acceca i potenti, li illude di bastare a sé stessi”, ha affermato, esortando la comunità a riscoprire l’importanza della conversione, della misericordia e della giustizia.
Il Vicario di Cristo ha elogiato Timor-Leste per la sua giovane popolazione, definendola un segno di energia e vita, e ha invitato i fedeli a prendersi cura dei bambini e a farsi piccoli davanti a Dio e agli altri, seguendo l’esempio di Maria, madre di Gesù. “Non abbiamo paura di farci piccoli davanti a Dio e gli uni di fronte agli altri”, ha detto, incoraggiando a donare il proprio tempo e a rivedere i propri progetti per accogliere gli altri e rendere le proprie azioni ancora più significative.
Il Santo Padre ha anche richiamato l’attenzione sui simboli tradizionali di Timor-Leste, il ‘Kaibauk’ e il ‘Belak’, sottolineando come essi rappresentino rispettivamente la forza e la tenerezza, qualità che riflettono la regalità di Dio manifestata attraverso carità e misericordia. Ha concluso l’omelia invitando tutti a riflettere la “luce forte e tenera del Dio dell’amore”, che solleva i deboli e i poveri, citando il Salmo responsoriale: “solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i principi”.

Visita ai bambini con disabilità

Nel pomeriggio di ieri, poi, Papa Francesco ha visitato la Scuola ‘Irmãs Alma’ a Dili, dedicata a bambini con disabilità, dove ha parlato dell’importanza di prendersi cura degli altri, definendolo un elemento fondamentale della fede cristiana. Richiamando le parole di Gesù sul giudizio finale, ha ricordato che saremo giudicati per come ci siamo presi cura dei più vulnerabili: “Venite con me perché vi siete presi cura di me”, sottolineando che questo è ciò che lui chiama “il sacramento dei poveri”.
Ha lodato il lavoro svolto nella scuola, affermando che senza amore non si può comprendere pienamente l’amore di Gesù, che ha dato la sua vita per l’umanità. “Condividere la vita con le persone che hanno più bisogno è un programma, un vostro programma, è un programma di ogni cristiano”, ringraziando gli operatori per il loro impegno e i bambini per la loro testimonianza di accoglienza e cura.
Il Papa ha concluso l’incontro con una preghiera alla Vergine Maria e ha donato alla scuola una scultura raffigurante la Sacra Famiglia, sottolineando il valore di lasciarsi curare da Dio, proprio come Gesù si lasciava curare da Maria e Giuseppe.

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