Donald Trump è sotto attacco sia dagli attivisti anti-aborto che dal suo stesso partito dopo aver suggerito di allentare le restrizioni sull’aborto in Florida. Durante un’intervista, alla domanda su come avrebbe votato sulla proposta di legge statale per la protezione dell’aborto, il tycoon ha risposto che voterebbe per estendere il limite oltre le sei settimane. La Florida ha vietato l’aborto dopo sei settimane di gravidanza, una legge che gli attivisti per i diritti riproduttivi stanno cercando di abolire. I commenti di Trump hanno acuito la frattura con il movimento anti-aborto, cruciale per la politica conservatrice negli Stati Uniti. La proposta di legge di novembre in Florida proteggerebbe l’accesso all’aborto fino alla vitalità fetale, tra le 23 e le 25 settimane. Attualmente, l’aborto è quasi totalmente vietato nello Stato. I sondaggi mostrano che la maggioranza degli americani è favorevole all’accesso all’aborto. Dopo che la Corte Suprema ha invalidato la sentenza Roe contro Wade nel 2022, Trump si è trovato in un dilemma politico. Salito al potere con l’appoggio della destra religiosa, aveva mantenuto la promessa di nominare giudici della Corte Suprema che avrebbero annullato il diritto costituzionale all’aborto. La vicepresidente Kamala Harris ha posto i diritti riproduttivi al centro della sua campagna. Trump ha sostenuto che la politica sull’aborto dovrebbe essere decisa dai singoli stati. A complicare ulteriormente la posizione del tycoon c’è una nuova proposta che vorrebbe far pagare al governo o alle compagnie assicurative la fecondazione in vitro (FIV). La corte suprema dell’Alabama ha stabilito che gli embrioni congelati sono considerati bambini, complicando i trattamenti di FIV e le cure per la fertilità.
