Le principali economie del mondo si stanno allineando e il Fondo monetario internazionale conferma le proiezioni di crescita al 3,2 per cento per il 2024 e al 3,3 per il 2025. La crescita nelle principali economie avanzate sta diventando sempre più allineata man mano che i divari di produzione si stanno chiudendo. Gli Stati Uniti mostrano crescenti segni di raffreddamento, soprattutto nel mercato del lavoro, dopo un forte 2023. L’area dell’euro, nel frattempo, è pronta a riprendersi dopo una performance quasi piatta l’anno scorso. Le economie dei mercati emergenti in Asia rimangono il motore principale per l’economia globale. La crescita in India e Cina è rivista al rialzo e rappresenta quasi la metà della crescita globale. Tuttavia, le prospettive per i prossimi cinque anni rimangono deboli, in gran parte a causa del calo dello slancio in Asia emergente. Entro il 2029, la crescita in Cina dovrebbe essere moderata al 3,3%, ben al di sotto del suo ritmo attuale. E soprattutto a causa della sempre meno pratica di politiche multilaterali.
L’inflazione globale
Come ad aprile, Fmi stima che l’inflazione globale rallenterà al 5,9% quest’anno dal 6,7% dello scorso anno, “in linea per un atterraggio morbido.” Ma in alcune economie avanzate, in particolare negli Stati Uniti, i progressi sulla disinflazione sono rallentati e i rischi sono al rialzo. Due i rischi sottolineati: appunto, l’inflazione e le sfide fiscali. L’inflazione potrebbe costringere le banche centrali a mantenere i costi di indebitamento alti per un periodo lungo. Questo metterebbe a rischio la crescita complessiva con ricadute pesanti soprattutto per le economie emergenti. I prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari potrebbero continuare a restare alti e frenare gli investimenti. Per ora la buona notizia è che l’inflazioni, in molte aree, è scesa senza innescare recessione. Quanto ai salari in molti paesi sono tornati ai livelli di pre-pandemia.
Le sfide fiscali
Quanto alle sfide fiscali, secondo il Fondo monetario, devono essere affrontate in modo più diretto. Il deterioramento delle finanze pubbliche ha lasciato molti paesi più vulnerabili di quanto previsto prima della pandemia. “Ricostruire gradualmente e credibilmente i buffer, pur proteggendo i più vulnerabili, è una priorità critica. In tal modo si libereranno le risorse per affrontare le esigenze di spesa emergenti come la transizione verso il clima o la sicurezza nazionale ed energetica.” E’ preoccupante, scrive il Fondo in una nota, che un paese come gli Stati Uniti, in piena occupazione, mantenga una posizione fiscale che spinge costantemente il suo rapporto debito/PIL, con rischi per l’economia interna e globale. Anche la crescente dipendenza degli Stati Uniti dai finanziamenti a breve termine è preoccupante.
In pericolo la cooperazione internazionale
Preoccupano anche le politiche commerciali dove ogni Paese sembra andare per proprio conto e si impongono tariffe doganali unilaterali e dove “il rispetto delle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio è discutibile.” Sempre più difficile, quindi, coordinare le politiche commerciali, energetiche e climatiche. La politica multilaterale è a una battuta d’arresto e per il Fondo monetario internazionale: “Gli strumenti commerciali hanno il loro posto nell’arsenale politico, ma poiché il commercio internazionale non è un gioco a somma zero, dovrebbero sempre essere usati con parsimonia, all’interno di un quadro multilaterale e per correggere le distorsioni ben identificate. Purtroppo, ci troviamo sempre più a distanza da questi principi fondamentali.”