I negoziati in Medio Oriente sono sempre più legati alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Se fino a ieri sembravano giunti al traguardo, oggi le trattative sono “sull’orlo del collasso”, come riporta il magazine Politico che cita due funzionari statunitensi e un funzionario israeliano anonimi. Il capo della diplomazia americana, Antony Blinken dopo aver rifatto per la nona volta il tour da Tel Aviv, al Cairo a Doha, torna a Washington con un nulla di fatto coperto mediaticamente dalla convention democratica che ha incoronato Kamala Harris quale candidata alla presidenza in sostituzione del Presidente Biden. Ieri il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu ha dovuto anche smentire ufficialmente una notizia della televisione americana Pbs secondo cui, il candidato repubblicano Donald Trump, gli avrebbe chiesto di respingere la proposta degli Stati Uniti su un accordo per lo scambio degli ostaggi prigionieri di Hamas e la tregua a Gaza. “Si dice che l’ex Presidente Trump sia in contatto telefonico con il premier israeliano, e che lo esorti a non concludere l’accordo in questo momento, perchè aiuterebbe la campagna di Kamala Harris”, ha affermato la conduttrice di Pbs News Hour Judy Woodruff. Ieri anche da Teheran, dopo l’approvazione del nuovo governo da parte del Parlamento, sono riprese le minacce di rappresaglia contro Israele per l’assassinio di Ismail Haniyeh e annuncia attacchi “a sorpresa” per cielo e per terra.
Protesta pro-Palestina a Chicago
A Chicago, dove si è tenuta la convention dei democratici, 67 dimostranti sono stati arrestati la notte scorsa di fronte al consolato di Israele. Secondo un portavoce della National Lawyers Guild le forze dell’ordine sono intervenuti in numero superiore a quello dei dimostranti che prostestavano contro la guerra a Gaza. “Gli agenti hanno fatto un grande lavoro questa notte nel mantenere la città sicura e impedire a soggetti violenti di compiere violenze”, ha dichiarato il capo della polizia di Chicago, Larry Snelling. La mobilitazione era stata indetta da Behind Enemy Lines, “oltre le linee nemiche”.
Ucciso leader di Fatah
Nella Striscia di Gaza, invece, si continua a morire e gli interventi militari, dall’una e dall’altra parte, non cessano. Il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant ha detto che le forze israeliane hanno demolito più di 150 tunnel lungo il corridoio Filadelfia. Il portavoce dell’Idf ha riferito che gli aerei da combattimento dell’aeronautica hanno attaccato i terroristi di Hamas che operavano in un complesso che in precedenza era utilizzato come scuola, la Salad al-Din, a Gaza city. Prima dell’attacco, sempre secondo l’esercito, sono state attuate e adottate molte misure per ridurre la possibilità di danneggiare i civili, compreso l’uso di armi di precisione. Confermata anche l’operazione a Sidone, in Libano, in cui un aereo dell’aeronautica ha colpito il “terrorista Khalil Hussein Khalil al-Maqdah, comandante delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, il braccio armato di Fatah palestinese e del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane (Irgc) e continua a tentare di compiere attacchi terroristici”. Il comitato centrale di Fatah a Ramallah ha commentato dicendo che gli assassini da parte di Israele e gli attacchi sono la “prova” che Israele, in Libano, “vuole incendiare la regione e gettarla in una guerra su vasta scala”. Hezbollah, invece, ha lanciato più di 50 razzi sulla città di Katzrin, nel nord di Israele, e sulle alture del Golan, ferendo gravemente un uomo e causando danni alle case.
Israele: conti pubblici preoccupanti
Il governatore della Banca centrale di Israele Amir Yaron ha scritto una lettera al premier Benjamin Netanyahuinvitando il governo ad accelerare il lavoro sul bilancio statale per il 2025 e invitando a cambiamenti “permanenti” alla struttura dei conti pubblici anche alla luce del profondo deficit provocato dalle ripercussioni economiche della guerra a Gaza. Yaron ha lamentato il ‘buco’ di oltre un mese nelle discussioni per la definizione del bilancio osservando come questa incertezza ha minato l’affidabilità di Israele sui mercati finanziari internazionali. Yaron ha osservato come “oltre al taglio delle spese, saranno necessari passi significativi per aumentare le entrate. Inoltre, è importante combinare cambiamenti strutturali” che stimolino la crescita così da “supportare la politica fiscale”.