“La strage di Bologna è un’espressione della strategia eversiva neofascista nutrita di complicità annidate in consorterie sovversive che hanno tentato di aggredire la libertà conquistata dagli italiani”. A 44 anni dall’attentato alla stazione del capoluogo emiliano che costò la vita a 85 persone e al ferimento di oltre 200, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri ha voluto ricordare “quell’attacco feroce alla convivenza degli italiani” che hanno impresso un segno indelebile nella identità della Repubblica e nella coscienza del popolo. Quanto avvenuto a Bologna, per il Capo dello Stato, deve restare impresso nella mente di tutti: “La memoria non è soltanto un dovere, ma è l’espressione consapevole di quella cittadinanza espressa nei valori costituzionali che la violenza terroristica voleva colpire e abbattere”. Mattarella ha definito questa strage come uno degli eventi più tragici di tutta la storia repubblicana: “Una ferita insanabile, monito permanente da consegnare alle giovani generazioni unitamente ai valori della risposta democratica della nostra Patria, che hanno consentito il riscatto e, nell’unità della nostra comunità, la salvaguardia del bene comune”.
Le radici dell’attentato
Ma la triste ricorrenza di ieri ha visto anche nascere un vero e proprio caso politico nato dalle parole di Paolo Bolognesi, Presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna: dal palco allestito nei pressi della stazione emiliana ha detto che le radici di quell’attentato, “come stanno confermando anche le ultime due sentenze d’appello nei processi contro Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, affondano nella storia del postfascismo italiano, in quelle organizzazioni nate dal Movimento sociale italiano negli anni cinquanta: Ordine nuovo e Avanguardia nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo”. Insomma, un’accusa diretta a chi, nella scena politica attuale, secondo Bolognesi cerca di minimizzare o negare le connessioni storiche con lo stragismo.
Attaccata la riforma della giustizia
Il Presidente dell’Associazione delle vittime, in un passaggio, ha anche attaccato la riforma della giustizia, ricordando che “la separazione delle carriere dei magistrati era un progetto della P2”. E come si suol dire, apriti cielo.
La replica del Prenier
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni direttamente da Parigi ha lanciato i propri strali contro queste parole: “Sono profondamente e personalmente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al governo”, la risposta del Primo Ministro che si è soffermato in particolare su chi sostiene, come Bolognesi, che le radici di quell’attentato oggi figurano a pieno titolo nella Destra di governo: “Grave sostenere questa tesi”. Secondo il Premier in questo clima di crescente odio le parole stanno sfuggendo di mano anche alle persone più avvedute: “Mi appello a tutti perché si torni all’interno di una cornice di normale dialettica in quella che, grazie ai sacrifici di tanti, è ormai una democrazia solida e matura”.
L’attacco del Pd
Le parole di Meloni non sono piaciute alla Segretaria del Partito democratico Elly Schlein: “È incredibile ed è molto grave che nel giorno della commemorazione la Presidente del Consiglio decida di fare polemica e attaccare Paolo Bolognesi. Chi amministra una comunità dovrebbe cucire le fratture, sanare le ferite, mentre Meloni fa il contrario: spacca, divide, mette gli uni contro gli altri. È evidente che non è in grado di guidare questo Paese”. “Nessun partito politico in Parlamento è nemmeno lontanamente assimilabile al fascismo. L’antifascismo è e deve rimanere un valore condiviso. E non può trasformarsi in uno strumento ideologico per attaccare politicamente e delegittimare l’avversario” le parole con cui il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha difeso il governo.
Critiche e le repliche
Ma l’attacco di Bolognesi al governo ha visto anche la sua critica alla nomina dell’onorevole Chiara Colosimo a Presidente della Commissione Antimafia, una decisione “inopportuna al massimo livello” facendo riferimento a una fotografia che la ritrae in una posa non istituzionale con Luigi Ciavardini, ex membro dei Nuclei armati rivoluzionari, recentemente condannato a 3 anni e 4 mesi per falsa testimonianza aggravata nell’ambito delle indagini sulla strage di Bologna. La nomina di Colosimo, secondo Bolognesi, potrebbe compromettere la credibilità delle indagini e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Da segnalare il commento della stessa Colosimo: “Non ho alcuna intenzione di rispondere agli attacchi personali di queste ore, perché non intendo alimentare alcuna polemica. La risposta è anagrafica: sono nata nel 1986”.
Prima del nascere della polemica, il Premier aveva definito la strage di Bologna come uno degli eventi più drammatici della storia nazionale: “Il 2 agosto del 1980 il terrorismo, che le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste, ha colpito con tutta la sua ferocia la nazione e 44 anni dopo quel terribile attentato l’Italia intera si stringe ancora una volta alla città di Bologna e ai famigliari delle vittime. Ci uniamo al loro dolore e alla loro richiesta di giustizia”.
“Vile attentato”
Sono state tante le testimonianze rese ieri dalle più alte cariche dello Stato e dai politici in merito a questo 44esimo anniversario dalla strage. Il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato di “un vile attentato che le sentenze hanno attribuito a una matrice neofascista, aggiungendo che occorre proseguire l’opera di desecretazione degli atti delle commissioni parlamentari d’inchiesta, per fare luce su ogni ombra del nostro passato e rendere giustizia a tutte le vittime del terrorismo”. Per il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte i doveri dell’Italia sono “memoria, ricerca ostinata e quotidiana di ogni pezzo di verità e giustizia, guardia sempre alta. L’antidoto è ricordare, partecipare, scavare a fondo e proteggere sempre i valori della Costituzione”. Secondo il Ministro degli Esteri e Vicepremier Antonio Tajaniricordare quanto accaduto a Bologna è un dovere dello Stato, “perché l’eversione e lo stragismo, di qualsiasi matrice, non possano mai sovvertire la democrazia e la libertà”.