giovedì, 21 Novembre, 2024
Esteri

Netanyahu al Congresso Usa: lotta tra civiltà e barbarie. Insieme vinceremo

Assente Kamala Harris e decine di democratici. Proteste fuori dal Campidoglio

Un interminabile applauso, strette di mano e tutti in piedi i membri del Congresso americano per il leader israeliano Banjamin Netanyahu. Lo speaker della Camera, Mike Johnson, ha definito l’intervento “un momento molto importante”. Netanyahu è stato interrotto da applausi ad ogni frase: “Quello che sta accadendo non è uno scontro di civiltà ma tra barbarie e civilizzazione, tra coloro che glorificano la morte e coloro che glorificano la vita. Per far trionfare le forze della civiltà Usa e Israele devono stare insieme”. Il leader israeliano si è detto “profondamente onorato” per poter parlare “per la quarta volta in questa cittadella della democrazia”. “Sono venuto qui – ha aggiunto – per assicuravi di una cosa, che vinceremo”. Netanyahu ha ricordato che sono stati riportati a casa 135 ostaggi e ha aggiunto: “non avrò pace finché tutti non saranno a casa.”

“Per Israele ogni civile morto è una tragedia.” Poi ha ringraziato il Presidente Biden “per gli sforzi instancabili” e il “sincero sostegno” e ha attaccato “l’asse del terrore iraniano” che minaccia il mondo. Netanyahu ha anche reso omaggio a Biden, per i suoi “50 anni di amicizia” con Israele e per essersi dichiarato un “fiero sionista irlandese-americano”. “E’ venuto in Israele per stare con noi nell’ora più buia”. Infine ha reso omaggio agli “eroi” presenti in aula, uomini e donne, che hanno combattuto contro Hamas (alcuni feriti) e che sono stati ripetutamente applauditi. “Chi protesta contro Israele – definiti “utili idioti di Iran” – sta con gli assassini di Hamas. Si vergognino.”

Proteste in tutta Washington

Netanyahu ha parlato in assenza di molti parlamentari democratici che l’hanno boicottato e soprattutto della vice Presidente Kamala Harris. Notate le assenze anche di Nancy Pelosi, ma anche del vice di Trump, Vance, impegnato in campagna elettorale. Una deputata dem ha mostrato un cartello con scritto “Netanyahu, criminale di guerra.” Per tutto il giorno le proteste filo palestinesi hanno circondato il Campidoglio e sono arrivate fino all’hotel che ospitava il leader israeliano, al Watergate, dove è stato schierato un imponente dispiegamento di polizia, con strade sbarrate, droni e motovedette sul potomac. Migliaia di attivisti hanno presidiato l’area con slogan contro “il genocidio”, contro Netanyahu e a favore della Palestina libera, davanti ad un cordone di agenti.  “Circa 200 persone sono state arrestate per aver manifestato all’interno dell’edificio della Cannon House. Manifestare all’interno degli edifici del Congresso è illegale”.

Migliaia di bambini da curare

Altri sedici bambini di Gaza – 13 con ferite gravi, due con malattia cardiaca cronica e uno affetto da cancro – piccoli pazienti “che si trovavano in Egitto da prima della  chiusura del confine di Rafah, si stanno ora preparando per essere trasferiti in Spagna per cure mediche specialistiche. Qualche decina che si aggiunge alle poche decine delle scorse settimane, quando sono decine di migliaia di bambini che andrebbero messi in salvo. A informare del  trasferimento in corso è il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, evidenziando via X che sono ancora tanti i pazienti della Striscia che hanno bisogno di essere trasferiti. “Chiediamo evacuazioni mediche su vasta scala ora”, è l’appello del Dg Oms. “I bambini” diretti in Spagna “sono accompagnati da 25 familiari e altri aiutanti. L’Oms sta lavorando” con le organizzazioni coinvolte “per facilitare questo trasferimento medico. Siamo immensamente grati all’Egitto per il suo supporto e alla Spagna per essersi offerta di prendersi cura dei bambini. Oltre 10.000 pazienti necessitano ancora  di evacuazione medica da Gaza. Solo circa 5.000 pazienti sono stati evacuati dall’ottobre 2023 e, dalla chiusura del confine di Rafah e a causa di altri ostacoli, il flusso dei pazienti è rallentato fino a diventare un rivolo”, segnala il capo dell’Oms.

Hamas non avrà più nessun ruolo

Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Matthew Miller, ha assicurato che il Movimento di resistenza islamica (Hamas) non potrà avere alcun ruolo nel governo della Striscia di Gaza dopo la fine della guerra con Israele. La dichiarazione arrivata dopo che è stato raggiunto un accordo tra 15 fazioni palestinesi, tra cui Fatah e Hamas, sulla formazione di un governo di unità nazionale e sulla fine delle divisioni intestine. “Per quanto riguarda il governo di Gaza dopo il conflitto, non può  esserci alcun ruolo per un’organizzazione terroristica. Hamas è un’organizzazione terroristica da molto tempo. Ha le mani sporche di sangue di civili innocenti, sia israeliani che palestinesi. Quindi, se parliamo del governo di Gaza dopo il conflitto, vogliamo vedere l’Autorità Palestinese governare una Gaza e una Cisgiordania  unificate. Ma no, non sosteniamo un ruolo per Hamas”, ha detto Miller durante una conferenza stampa. Nonostante le dichiarazioni rilasciate nel tempo da numerosi portavoce di Hamas circa la sua possibile adesione ai principi dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), compresa la rinuncia a distruggere lo Stato di Israele, il portavoce ha ricordato che il gruppo non lo ha ancora fatto ufficialmente e che avrebbe potuto firmare nel contesto dell’incontro avvenuto recentemente a Pechino.

Trattative in corso

Il portavoce ha poi affermato che la dichiarazione congiunta non avrà alcun impatto sui negoziati per raggiungere un cessate il fuoco nell’enclave palestinese e che l’accordo “è in vista”, anche se ha sottolineato che “questo non  significa” che verrà necessariamente raggiunto. I firmatari hanno espresso il desiderio di creare uno Stato palestinese, con Gerusalemme Est come capitale, hanno respinto i tentativi di sfollare la popolazione dai territori e hanno condannato gli insediamenti costruiti da Israele in Cisgiordania e Gerusalemme Est, contrari al diritto internazionale. Chiedono anche la fine del blocco della popolazione palestinese a Gaza e la fornitura di aiuti umanitari. Fatah e Hamas si erano già incontrati in aprile a Pechino per  discutere di riconciliazione, dopo anni di fallimenti nei tentativi di porre fine alle loro controversie, derivanti dalle elezioni del 2006, in cui il gruppo islamista vinse.

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