domenica, 24 Novembre, 2024
Agroalimentare

Cia e Coldiretti criticano la legge Ue sul ‘ripristino della natura’

Fino: ora serve davvero un Piano nazionale. Prandini: regolamento ideologico

“La legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), appena approvata a maggioranza risicata dall’ultimo Consiglio Ue Ambiente, danneggia gli ecosistemi agricoli perché non risponde alla oggettiva necessità di assicurare l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale, essenziale per l’attuazione del Green Deal Ue”. Lo sostiene il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che esprime rammarico per gli esiti di una battaglia che ha visto l’Italia contraria fino al voto finale. “Adesso – continua Fini – serve davvero un Piano nazionale di buon senso nella definizione delle misure attuative, perché non è pensabile ripristinare almeno il 20% delle aree terresti e marittime Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050, senza tener conto di quanto gli agricoltori stiano, ulteriormente, affrontando per preservare biodiversità e paesaggio da cambiamenti climatici ed erosione, come l’impegno per garantire a tutti cibo sano e di qualità, nonostante la fase di profonda instabilità geopolitica ed economica”.

Ascoltare gli agricoltori

Sul tavolo, adesso previsti dalla legge Ue, requisiti e indicatori specifici riguardo lo stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate, la definizione della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità e il contributo alla piantumazione di almeno 3 miliardi di alberi aggiuntivi in 6 anni. “Queste e altre questioni – aggiunge Fini – andranno affrontate ascoltando gli agricoltori, uno sforzo importante per limitare le ripercussioni anche economiche e amministrative, almeno fino al 2033, quando la Commissione esaminerà gli impatti di questo regolamento”.

Norma non a favore dell’ambiente

Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, critica, invece, il regolamento sul “ripristino della natura” approvato dal Consiglio Ue con il 66%. Tra i Paesi che hanno votato contro ci sono Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia e Italia. Secondo quanto dichiara Prandini si tratta di un “regolamento fortemente ideologizzato“, la norma “è tutt’altro che a favore dell’ambiente e conferma questa idea che gli agricoltori siano un problema”. Inoltre, “va bene l’obbligo di piantare 3 miliardi di nuovi alberi ma volevamo legarlo alla forestazione dei boschi in un’ottica collegata alla nostra industria del legno costretta a importarlo”.

In quest’ottica, “un semplice ripristino senza una pianificazione è inutile e rischia di danneggiare l’imprenditore”. Più in generale, Prandini chiede “meno burocrazia” e vorrebbe “che i regolamenti comunitari considerino le diversità dei territori, ma anche che vengano applicati in modo omogeneo da tutti gli Stati membri: in materia di agrofarmaci, ad esempio, in Italia è tutto tracciato, altrove no, e questo è sbagliato”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Sulle ali di Mozart con la maestria di Honeck e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Rosalba Panzieri

Ue: nuove regole per aiuti di Stato a ricerca e innovazione

Francesco Gentile

Vendemmia: il clima fa calare la produzione ma sale la qualità

Valerio Servillo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.