Il disagio psicologico connesso al lavoro si manifesta in diverse forme ed è diffuso in molti settori, colpendo una larga fetta dei lavoratori italiani. I dati INAIL, infatti, evidenziano nel primo trimestre 2024 ben oltre 22.600 denunce di malattie di origine professionale legate a disturbi psichici e comportamentali, 4.456 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+24,5%).
Fatica a bilanciare vita personale e lavorativa, frustrazione per una mancata crescita professionale, carichi eccessivi o non commisurati al proprio ruolo, ambiente ostile e mobbing sono solo alcune delle difficoltà che i lavoratori possono trovarsi ad affrontare nel loro percorso professionale. Se non trattate e risolte, queste possono essere fonte di stress e di disturbi psicologici. In certi casi possono sfociare nella sindrome da esaurimento professionale, nota anche come sindrome del burnout.
Disagio sul lavoro: aumentato del 109,7%
A rilevarlo sono anche i dati raccolti dal servizio di psicologia online Unobravo nell’ambito dello studio eseguito sul disagio psicologico legato al lavoro in Italia: secondo l’analisi le persone che manifestano disagio sul fronte lavorativo sono aumentate del 109,7% nel primo quadrimestre del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023. L’analisi, condotta su un campione della base utenti di Unobravo, contribuisce alla panoramica sul disagio psicologico legato al lavoro in Italia e può essere utile a sensibilizzare le persone sull’importanza del supporto di uno specialista in caso di difficoltà.
Chi soffre di stress lavorativo in Italia
A livello nazionale, secondo i dati analizzati, la maggioranza delle persone in cerca di supporto psicologico per problematiche connesse al lavoro è composta da donne (66,3%, contro il 33,7% di uomini). Un dato, questo, che si allinea con quelli diffusi dall’INAIL nel report 2023, dal quale emerge che i disturbi psichici legati all’ambito professionale colpiscono in particolare le lavoratrici: sul totale delle malattie denunciate dalle donne, quelle legate alla sfera psicologica rappresentano l’1,3%, contro lo 0,5% registrato dalla controparte maschile. Inoltre, i dati evidenziano che oltre la metà delle richieste di sostegno psicologico arriva da persone nella prima fase della loro carriera: il 62,9% ha tra i 25 e i 34 anni, mentre il 22,8% ha tra i 35 e i 44 anni. I problemi si fanno meno frequenti tra i più giovani, con la fascia tra i 18 e i 24 anni, che rappresenta il 6,4%.
La sindrome del burnout
Quando lo stress lavoro-correlato si protrae nel tempo, si può incorrere nella sindrome del burnout, una condizione caratterizzata da sintomi psicologici, fisici e aspecifici e che coinvolge un numero sempre maggiore di lavoratori. Inoltre, il burnout non conosce età e settore. Secondo Unobravo, tra coloro che temono di soffrire di sindrome da burnout in Italia (e che per valutarlo hanno fatto un apposito test di screening gratuito disponibile sulla piattaforma) otto su dieci potrebbero essere a rischio (82,9%): il 61,6%, infatti, presenta una probabilità elevata di soffrirne e oltre un quinto (21,3%) una probabilità moderata.
Le regioni più insoddisfatte
Lo studio mostra le regioni e le province in cui si trovano le persone che stanno subendo conseguenze psicologiche da situazioni legate al contesto professionale e che, anche per questo, scelgono di intraprendere un percorso con uno specialista. I problemi legati al benessere lavorativo sono particolarmente sentiti in Lombardia (27%) e Lazio (10,6%), ovvero le due regioni più popolose d’Italia. Considerando le singole province italiane, la maggiore percentuale di coloro che dichiarano di avere problemi di natura psicologica legati alla sfera lavorativa si trova a Milano (13,2%), seguita dalla Città Metropolitana di Roma, nella quale si concentra invece l’8,2% delle richieste di supporto.