Con la campagna “Ioequivalgo”, “vogliamo inviare un messaggio che sia di educazione al cittadino, ricordando che i farmaci equivalenti sono in tutto e per tutto uguali a quelli “di marca”, sia a livello di qualità che a livello di sicurezza”. Lo sottolinea Annalisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, che ha promosso la campagna pubblica “Farmaci equivalenti: conoscere per scegliere”. Mandorino ha spiegato che i vantaggi dell’utilizzo dei medicinali equivalenti sono “sia per il cittadino, in termini di risparmio, sia per la sostenibilità del servizio sanitario nazionale. Per questo – ha osservato -, è molto importante far aumentare la quota di farmaci equivalenti utilizzata dagli italiani”. Quasi un cittadino su tre nutre ancora dubbi sul fatto che i farmaci equivalenti abbiano la stessa efficacia di quelli cosiddetti “di marca” e uno su cinque dichiara che il medico indica sul ricettario solo quest’ultima tipologia. Il 47% dei cittadini sarebbe predisposto ad acquistare l’equivalente, mentre resiste un 19% che prediligerebbe comunque il brand.
Tra obblighi e scarsa conoscenza
La segretaria di Cittadinanzattiva, Mondardino, ha commentato i risultati di un’indagine che, tra l’altro, presenta un paradosso: il ricorso agli equivalenti è inferiore nelle Regioni caratterizzate da un reddito più basso. Probabilmente “i farmaci equivalenti scontano un peccato originale, dal momento che per molto tempo sono stati chiamati “generici” – ha chiarito Mandorino – e forse questo ne ha un po’ svalutato l’impatto.” “Impegnarsi ancor di più nell’informare il cittadino sui farmaci equivalenti”: è anche l’invito che Gianni Petrosillo, presidente Sunifar, che rivolgendosi ai farmacisti, ricorda che c’è anche l’obbligo di legge di proporre, ove possibile, il medicinale equivalente al momento della dispensazione di un farmaco di marca. Petrosillo ha sottolineato come i cittadini abbiano “una scarsa conoscenza di questi medicinali”.
Al Nord più equivalenti
Nell’ambito della campagna “Io equivalgo” è stata svolta un’indagine che mostra come gli italiani spendano di tasca propria 1,1 miliardi per scegliere il farmaco originale, piuttosto che uno equivalente. Tuttavia, “se ci fosse un ricorso al 100% del farmaco a prezzo di riferimento – ha evidenziato Petrosillo – i cittadini potrebbero risparmiare sul ticket”. Il ricorso alle cure equivalenti continua però ad essere privilegiato al Nord (rappresenta il 39,8% delle confezioni vendute) rispetto al Centro (29%) e al Sud (23,7%), a fronte di una media Italia del 32%. L’incidenza maggiore di consumo è nella Provincia di Trento (44,7%), in Friuli Venezia Giulia (41,9%), in Piemonte (40%). In coda per consumi di equivalenti sono Sicilia (22,7%), Campania (21,9%), Calabria (21,7%).