“Premierato? O la va o la spacca. Ma nessuno mi chieda di scaldare la sedia o di stare qui a sopravvivere perché non sono la persona giusta per ricoprire questo incarico”. Parole trancianti quelle proferite ieri dal Premier Giorgia Meloni, ospite del Festival dell’Economia di Trento e intervistata da Maria Latella. Per lei lavorare affinché il ddl Casellati prenda vita vale la pena: “Non sono il tipo di persona che riesce a ripagare con la vanità le sue rinunce. Adesso la mia vita si svolge così, mi alzo la mattina, cerco di risolvere problemi, vado a riposare, rimane quindi poco tempo per mia figlia. Davvero qualcuno pensa che il mio obiettivo è continuare a fare questa vita? Quindi, io voglio lasciare qualcosa all’Italia”.
Riforma necessaria
Dunque, la riforma costituzionale tanto agognata dalla maggioranza (Fratelli d’Italia in testa) è stata al centro dell’attenzione mediatica, anche perché manca meno di un mese al primo passaggio in Senato (il voto è previsto per il 18 giugno). Il Primo Ministro ha mandato un nuovo messaggio alle opposizioni, parlando di una riforma necessaria, democratica (“rimettiamo il boccino delle decisioni in mano ai cittadini”) e anche finanziaria(“perché la stabilità di un governo rafforza le opportunità di far crescere l’economia”). E in questo momento, ha spiegato il Presidente del Consiglio, nel Paese il debito pubblico è alle stelle e mancano gli investimenti: “Se invece un esecutivo dura 5 anni può mettere in campo una strategia di lungo respiro. È chiaro che nessuno vuole fare accordi strategici con persone che cambiano ogni anno”. Per gli appassionati di numeri e, perché no, di cabala, Meloni ha ricordato che dall’avvento della Repubblica si sono avuti 68 governi “e il mio è il sedicesimo per longevità, se arrivo a Natale saremmo il sesto”.
Entrando più nello specifico, Meloni ha ricordato che la riforma prevede la modifica di sette articoli della Costituzione e che, come anticipato, gli obiettivi sono dare più potere alla gente e ricercare una maggiore stabilità dell’esecutivo: “Tutti quelli che hanno dato le carte o ritenuto di doverle dare senza dar conto ai cittadini, oggi sono contrari a questa riforma. Il Pd? Fa ostruzione e propone il raddoppio dei senatori a vita”.
Scintille sul lavoro
Il Premier ha poi attaccato direttamente la Segretaria dem Elly Schlein sul tema del lavoro: “La voglio ringraziare perché mi consente di ricordare i disastri che la Sinistra in 10 anni ha portato in Italia. È vero che i salari crescono meno che in Francia, ma non accetto lezioni da chi quando era al governo faceva diminuire i salari dell’1,5%, mentre in Germania crescevano del 16%”.
Non poteva mancare un passaggio sul Superbonus, fiore all’occhiello dell’esecutivo Conte e assolutamente contrastato dall’attuale governo: “Bisogna limitare l’emorragia creata da questa misura”, le parole di Meloni, “se si pensa che solo sui bonus edilizia abbiamo 17 miliardi di truffe. Da persona seria, non voglio portare avanti una cosa del genere, saranno poi gli italiani a valutare. Ma una stretta è necessaria altrimenti andiamo fuori controllo”.
Parola alla Schlein
A Trento, allo stesso Festival, ieri era presente la stessa Schlein che ha stretto giro a risposto al Primo Ministro. Ha ammesso che il Pd non ha fatto tutto bene negli anni in cui era in seno alla maggioranza (“Se la sinistra avesse fatto tutto bene, una come me non avrebbe mai vinto le primarie del mio Partito”), ma si è chiesta fino a quando Meloni “continuerà a scaricare le responsabilità sui governi precedenti, invece che assumersele. Schlein ha poi confermato di essere sempre pronta e disponibile a confrontarsi con il Premier, “così come avevo accettato di farlo in Rai”. La Segretaria dem ha poi toccato il tema del Premierato, bocciandolo in toto: “I poteri del Presidente della Repubblica, per noi, non vanno toccati”, aggiungendo che la forzatura dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio “fa saltarel’equilibrio tra i poteri dello Stato”. La Schlein è stata poi molto critica per il “mutismo” di Meloni sull’arresto di Giovanni Toti, Governatore della Liguria: “E’ il silenzio degli indecenti, oramaisubisce il diktat di Salvini che chiede a Toti di resistere, ma chi rischia di non resistere è la Liguria, che non merita di rimanere bloccata”.
Un passaggio quindi sull’Ucraina (“Siamo al fianco di un popolo invaso e sosteniamo il suo diritto all’autodifesa”) e sul Medioriente (“Serve il riconoscimento europeo dello Stato di Palestina”).