venerdì, 15 Novembre, 2024
Esteri

In Burundi il fenomeno dei ‘bambini di strada’. L’impegno dei Salesiani contro le violenze

Situazione sempre più drammatica in alcune megalopoli africane

In Burundi centinaia di bambini erano stati tolti dalle strade e ospitati in centri di recupero e riabilitazione. Ora sono di nuovo per strada; circa 700 piccoli, della provincia di Buhumuza, sono fuggiti e vagano nei centri urbani di Ruyigi, Cankuzo e Muyinga, dove commettono furti in abitazioni e negozi. Le organizzazioni per la difesa dei diritti dei bambini sono preoccupate. Tra agosto e settembre 2023, la polizia ha effettuato diverse retate a Bujumbura raccogliendo bambini e giovani da portare al centro di Munzenze; una ex caserma di gendarmeria. Ma qui le cattive condizioni del centro – soprattutto la mancanza di acqua pulita e cibo – hanno spinto i bambini a scappare. Inoltre, le ragazze in età puberale erano ospitate insieme a ragazzi di età superiore ai 16 anni e questo causa ulteriori problemi.

I salesiani in Congo

Padre Valentino Favaro, dal 2009, missionario in Congo-Brazzaville a Pointe Noire si occupa degli “enfants de la rue”, di fatto, “i pronipoti degli schiavi.” Dal 2017 i salesiani di don Bosco hanno creato un centro per accogliere i ragazzi che si è riusciti a togliere dalla strada. Don Valentino in un’intervista aveva raccontato che tutti questi ragazzi e ragazze sono “senza orari, senza valori morali, senza una guida. Dormono sotto i banchi del mercato, sulle panche della stazione, nei containers. I più piccoli si nascondono per sfuggire alla violenza sessuale dei più grandi. Questi ragazzi non contano nulla, la gente li disprezza, li teme, li scaccia, un potenziale umano che potrebbe diventare esplosivo tra qualche anno. I salesiani si sono dati da fare subito per far sì che trovassero quello che inconsciamente cercavano: una famiglia, una scuola, un ambiente che li accogliesse, degli adulti che si prendessero cura di loro, della loro salute, insomma di un ambiente che li proteggesse.”

Fenomeno diffuso

Il fenomeno dei bambini di strada è comune nelle città africane, in particolare nelle megalopoli. Le famiglie li abbandonano perché non sanno come occuparsene. Nella capitale keniana, Nairobi, ad esempio il fenomeno è molto acuto, come anche in Congo. Vivono sotto i ponti, oppure in qualche discarica dove, giorno dopo giorno, rovistano nell’immondizia per recuperare qualcosa da poter rivendere o, nella peggiore delle ipotesi, qualcosa da mangiare. Le organizzazioni internazionali raccontano che spesso per sopravvivere e sopportare i morsi della fame sniffano colla o stracci imbevuti di benzina. In molte città non sono per nulla tollerati e periodicamente le forze dell’ordine fanno delle retate come in Burundi e li confinano in centri poco adeguati. Secondo la Federazione nazionale delle associazioni impegnate nel campo dell’infanzia in Burundi (Fenadeb), che riunisce più di 70 associazioni, i bambini fuggiti nei giorni scorsi erano stati “arrestati” nello alla fine del 2023.

La repressione

Le autorità statali hanno confermato queste operazioni di rastrellamento che dureranno fino a quando “in Burundi l’accattonaggio e il fenomeno dei bambini di strada non saranno completamente debellati”. Il segretario permanente del ministero della Solidarietà Nazionale, Felix Ngendabanyikwa, ha spiegato che i “bambini vengono trasferiti nei centri di sorveglianza, per poi essere rimandati al loro luogo di origine, mentre per gli adulti la polizia sta completando i fascicoli legali in modo che siano puniti a norma di legge”. Lo scorso anno il ministero aveva concesso due settimane a circa 7mila bambini di strada identificati e migliaia di mendicanti burundesi per tornare a casa o nel luogo di origine. Il codice penale del Burundi prevede pene che vanno da 2 mesi di reclusione per vagabondaggio a 15 anni per incitamento a mendicare. Il governo aveva effettuato un’operazione simile nel 2018, ma “alcuni bambini di strada che erano stati portati dalle loro famiglie all’interno del paese erano tornati a Bujumbura”, spiega il coordinatore di Fenadeb, Ferdinand Ntamahungiro che chiede al Burundi, paese classificato nel 2021 dalla Banca Mondiale come il più povero del mondo, di sospendere la repressione e piuttosto di combattere “le cause che li spingono a diventare bambini di strada, cioè la povertà e la violenza domestica”.

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