lunedì, 25 Novembre, 2024
Politica

Conte, più veti che voti

Il campo largo del centrodestra, in Basilicata, ha sconfitto le pretese sussultorie del M5S e le incertezze ondulatorie del Pd. I voti del defunto Terzo Polo sono stati determinanti per la vittoria di Bardi: una riprova che Azione e Italia Viva possono comunque condizionare i giochi. Una sonora lezione per Schlein e Conte che dovrebbero cominciare a riflettere, separatamente e insieme, sui numerosi errori commessi nell’ultimo anno. Non è mai troppo presto. Tra i due, Conte almeno ha portato a casa, con la complicità delle divisioni nel centrodestra, la presidenza della regione in Sardegna. Il Pd, invece, ha in mano un pugno di mosche in questa tornata elettorale anche in vista delle elezioni comunali di Bari e di quel che potrà succedere nella pasticciata vicenda regionale pugliese. Il tracollo dei 5Stelle nel voto locale è comunque il dato costante di queste consultazioni. In Sardegna, il partito di Conte è passato dal 9,7% delle regionali del 2019 al 7,8%.

Nell’Abruzzo il M5 dal 19,7% del 2019 è sprofondato al 7%. In Basilicata i grillini 5 anni fa avevano il 20,3%.Ieri sono scesi al 7,7%. In pratica, il M5S ha perso per strada due terzi dei voti. Ma nel Pd non se ne sono accorti. In Basilicata il veto posto da Conte su Azione ha costretto Calenda a spostare il suo 7,5% sul candidato del centrodestra con cui i renziani si erano già schierati. Sicchè per tenersi il 7,7% del M5S il Pd ha regalato al centrodestra quasi il doppio dei voti. Un capolavoro di calcolo politico autolesionista. Possiamo , semplificando ,trarre alcune conclusioni.

1) L’area rappresentata da Azione e Italia Viva può diventare determinante negli equilibri politici anche se non marcia necessariamente unita.

2) Il M5S non ha un peso significativo a livello locale, anche perché quando ha avuto la gestione del potere non ha dato grande prova di sé.

3) Il M5s ha un consenso ancora troppo identitario: se si presenta da solo mantiene i suoi voti, se si allea con altri partiti ne perde molti.

4) Conte è disponibile a unirsi al Pd solo se ne trae un beneficio diretto o se può guidare la coalizione.

5) Il Pd finora ha subito i veti e le imposizioni di Conte ed è stato un portatore d’acqua agli interessi del M5S.

6) Il Pd sbaglia a trattare il M5S con la paura di perderlo come alleato nella costruzione dell’alternativa al centrodestra.

7) Invece di essere disposto a tutto per tenersi stretto un partner “egoista e opportunista” come il M5S, il Pd dovrebbe rafforzare il suo legame con le forze centriste e, forte di questa solida alleanza, di cui sarebbe certamente la guida, dovrebbe costringere Conte a una scelta di campo chiara. E per oggi fermiamoci qui.

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