lunedì, 20 Gennaio, 2025
Esteri

Una forte iniziativa europea contro l’ostinato Netanyahu

Da che parte sta l’Unione europea? Con Netanyahu o con i tanti cittadini israeliani che da mesi manifestano contro il premier israeliano dopo aver lottato contro la sua riforma della giustizia per 42 settimane?
La diplomazia ha le sue logiche e i suoi riti che impongono prudenza e a volte complicati equilibrismi.

Ma la moderazione deve essere reciproca. Se uno degli interlocutori si fa sistematicamente beffa degli inviti alla cautela e alla ragionevolezza che vengono dai Paesi amici, è necessario che i Paesi amici cambino registro.
Dopo 6 mesi di guerra a Gaza, indiscriminata e piena di eccessi, è giunto il momento di abbandonare il velluto della diplomazia e passare a segnali più netti verso Netanyahu.

Il premier israeliano ha commesso errori gravissimi conducendo una guerra senza distinguere tra i militanti di Hamas e la popolazione civile sottoposta a disumane e inaccettabili sofferenze che si aggiungono alla morte di oltre 36000 persone di cui 12000 bambini. Netanyahu sta cercando di estendere il conflitto ai confini col Libano e anche con operazioni in Siria per allungare i tempi della guerra. Il suo obiettivo è fare di tutto per restare al comando ed evitare elezioni anticipate che segnerebbero la sua fine politica. Ma possono gli interessi personali di un leader chiacchierato e fortemente osteggiato dal suo popolo pesare anche nella vita politica interna di Paesi amici che si vedono sbattere la porta in faccia da questo personaggio?

L’Unione europea deve adottare una forte iniziativa diplomatica sottoscritta da tutti i Paesi membri con cui si lancia una sorta di “ultimatum” a Netanyahu: o la smette di ignorare gli inviti alla moderazione dell’Europa oppure i 27 Paesi sospenderanno temporaneamente le relazioni diplomatiche con Israele. Non è una rottura dei rapporti ma una sorta di congelamento che esprime il netto rifiuto verso una politica che l’Ue non condivide.

E’ il modo per rendere palpabile l’isolamento non di Israele e ma del suo Primo ministro e di una parte del suo governo.

Gli ambasciatori dei 27 potrebbero firmare un documento comune in cui esprimono il forte dissenso dalla politica di Netanyahu e confermano la loro solidarietà al popolo di Israele. Insomma è ora di schierarsi apertamente contro l’ostinato e irresponsabile personaggio che sta remando contro anche il Presidente del Paese che più di tutti è amico incrollabile del popolo ebraico, gli Stati Uniti.

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