mercoledì, 15 Gennaio, 2025
Attualità

Meloni: “Sostegno all’Ucraina. Con Mosca non si tratta”

Il Presidente del Consiglio al Senato: "Evitare l’intervento militare dei Paesi dell’Ue”

Sì alla conferma al sostegno all’Ucraina, ma senza l’invio di truppe a Kiev. E’ una dura condanna per la morte di Navalny. Sono tra i temi principali affrontati ieri dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni al Senato, in vista del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles domani e venerdì.

Dunque, il Premier ha confermato che insieme agli altri leader del vecchio continente sarà ribadito il supporto alla nazione di Volodymyr Zelensky contro l’aggressione russa, mettendo Mosca all’angolo: “Come ci si può ragionevolmente sedere a un tavolo di trattative con qualcuno che non ha mai rispettato gli impegni presi?”. Parole, tutto sommate, preventivabili. Di certo più interessante il netto no del Primo Ministro alla proposta del Presidente francese Macron di inviare in Ucraina truppe di nazioni facenti parte dell’Ue: “La nostra posizione non è favorevole in alcun modo a questa ipotesi che consideriamo foriera di una escalation pericolosa da evitare a ogni costo e spero che questo Parlamento sia compatto”, le parole di Meloni. Che comunque in qualche modo, pur senza mai citarlo, ha ‘affondato’ il coltello anche sul Vicepremier Matteo Salvini che, in merito alle elezioni in Russia vinte da Putin, aveva detto che “quando il popolo vota ha sempre ragione”.

Condanna alle elezioni farsa

Ebbene, anche ieri il Presidente del Consiglio si è totalmente smarcato dal pensiero del leader della Lega: “Ribadiamo la nostra condanna”, le parole a Palazzo Madama, “allo svolgimento di elezioni farsa in territorio ucraino e alle vicende che hanno portato al decesso in carcere di Alexei Navalny, il cui sacrificio in nome della libertà non sarà dimenticato. E condanniamo ogni atteggiamento aggressivo da parte della Federazione Russa nei confronti” di Svezia, Finlandia e Paesi Baltici”. Insomma, una nuova ramanzina per il numero uno del Carroccio (ieri assente in Aula) ‘richiamato all’ordine’ lunedì anche dall’altro Vicepremier Antonio Tajani.

Il conflitto in Medioriente

Dalla guerra alle porte dell’Europa al conflitto in Medioriente, il passo è stato brevissimo. Meloni ha ricordato che anche nel corso del summit di domenica scorsa al Cairo il tema è stato trattato insieme con la Presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e con il Presidente dell’Egitto al-Sisi con l’obiettivo di lavorare tutti insieme per evitare l’estensione delle ostilità: “Siamo fortemente impegnati perché il Consiglio europeo possa adottare una posizione autorevole sulla crisi e sul contributo che l’Europa può offrire alla soluzione”, ha detto al Senato, aggiungendo che sarà ribadita “con forza” la forte condanna alla brutale aggressione di Hamas e la richiesta di liberazione di tutti gli ostaggi israeliani in quel di Gaza: “Non possiamo dimenticare chi è stato a determinare questo conflitto: è stato Hamas”. “Confermeremopure che il legittimo diritto all’autodifesa di Israele deve esercitarsi con proporzionalità e nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Non possiamo restare insensibili di fronte all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, vittime del cinismo di Hamas che le utilizza come scudi umani e poi delle operazioni militari israeliane”, ha quindi spiegato il Presidente del Consiglio aggiungendo inoltre “la contrarietà a un’azione militare di terra da parte di Israele a Rafah”.

Sicurezza europea

Meloni ha quindi aggiunto che nel corso del Consiglio ci sarà un dibattito sul tema della sicurezza e della difesa europea, affermando della necessità di investire in questo senso per un fare un salto di qualità: “Non bisogna essere ipocriti: spendere in difesa significa investire nella propria autonomia, nella propria capacità di contare e decidere, nel difendere al meglio gli interessi nazionali”.

Tornando al tema egiziano, Meloni nel corso delle sue comunicazioni ha confermato che il governo non vuole in nessun modo interrompere la ricerca sulla verità sul caso di Giulio Regeni: “C’è un processo in Italia e lo seguiamo molto attentamente”.

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